Passano il bilancio di previsione e la legge di stabilità. Scontro in aula tra De Luca e il M5s
Il Consiglio regionale approva il bilancio di previsione 2019-2021 e la legge di stabilità 2019, su cui era posta la fiducia. Ma in aula è bagarre tra Vincenzo De Luca e i 5 stelle, che attaccano: “I consiglieri burattini del governatore squadrista”. La manovra passa a maggioranza, con 28 voti favorevoli. Il consiglio dà l’ok pure al suo bilancio di previsione 2019-2021. Tra le misure della giunta: uno stanziamento di 3 milioni complessivi per valorizzare i beni confiscati alla camorra; risorse per 3 milioni annui – nel 2020 e 2021 – agli asili nido comunali. Nel mirino del M5s, però, finiscono la proroga al 31 dicembre 2019 del termine per la pratica dei condoni edilizi 1985 e 1994, su cui si registra l’inciucio tra la maggioranza e il centrodestra; il finanziamento alle missioni degli assessori. De Luca alterna toni duri e sarcasmo. “Non tutti – afferma – possono consentirsi 8 mesi di ferie con la pancia al sole nei mari tropicali (il grillino Alessandro Di Battista, ndr), gli assessori non hanno queste possibilità e serve qualcuno che paghi le spese e l’alloggio”. E sulla sanatoria smentisce tutto: “Non si apre né si riapre alcun condono edilizio. Si dispone esclusivamente una proroga, peraltro inserita anche negli anni precedenti”. Le proteste pentastellate più volte lo interrompono, e lui risponde: “Cafoni e squadristi”. De Luca chiama in causa i grillini uno per uno, per nome e cognome, e a ciascuno dispensa stilettate. Il consigliere Gennaro Saiello, allora, invoca il regolamento, che ammette repliche per “fatto personale”. Ma le ripetute richieste lo portano all’espulsione, con la presidente Rosa D’Amelio che ordina ai commessi di “portarlo fuori a braccia”, di fronte alle resistenze.
“De Luca ci dà degli squadristi – attaccano Saiello e la capogruppo grillina Maria Muscarà -. Ma il vero squadrista è chi, come lui, usa il suo potere per tappare la bocca a dirigenti e funzionari pubblici. In Consiglio regionale è andata in scena la frustrazione dei non eletti del 4 marzo. Un comizio elettorale bipartisan, con ammiccamenti tra centrodestra e centrosinistra effetto di una strategia che conferma che a livello nazionale stiamo lavorando bene, facendo crollare un sistema che per troppi anni ha protetto i loro privilegi e le loro poltrone. E i bocciati del popolo come Marciano, Passariello, Oliviero, Graziano, Grimaldi, Beneduce si sono ridotti al rango di soldatini agli ordini del governatore, a cominciare dalla presidente del Consiglio D’Amelio, usata dal suo padre-padrone per soffocare il dibattito in aula, toglierci la parola e impedirci di replicare ad accuse prive di fondamento”. Per De Luca, invece, il bersaglio è la manovra del governo Conte, dove spicca il reddito di cittadinanza. “Una truffa” ringhia. “La domanda principale a cui la Regione ha risposto, e il Governo no – sostiene il governatore – è come si fa a creare lavoro. Nel prossimo triennio emerge che il governo riduce le risorse per gli investimenti di 1,5 miliardi, mentre la Campania solo con il piano strade ha investito 550 milioni di euro. La Campania da sola investe tre-quattro volte di quanto investe il Governo nazionale”. E la liaison col centrodestra si estende all’allarme federalismo differenziato, rilanciato dal capogruppo forzista Armando Cesaro. “Mi associo a quanto dichiarato da Cesaro sul pericolo che sta correndo il Sud di essere messo in ginocchio se va avanti il federalismo differenziato – declama De Luca-. Se va avanti significa consegnare al Veneto, alla Lombardia e all’Emilia Romagna il 100% della fiscalità ricavata in quelle regioni. Abbiamo deciso la rottura dell’unità nazionale”. Al capogruppo di Forza Italia dice: “Dobbiamo lavorare su questo piano, non ho paura di schemi ideologici per le intese istituzionali se l’obiettivo è l’unità d’Italia”.
“Un dibattito farsa – chiosano Muscarà e Saiello-, una pagliacciata in piena regola, con accuse inconsistenti alle misure del Governo e nessun riferimento a una manovra che taglia servizi essenziali per i cittadini, che finanzia la partecipata Sma al centro dell’ultima tangentopoli campana, che dona soldi a due soli Consorzi di bonifica, dimenticando gli altri nove che versano in condizioni debitorie drammatiche, che cancella l’incompatibilità, da noi introdotta, per i condannati per danno erariale alla nomina di direttori generale nella sanità, che depotenzia l’ufficio speciale per le ispezioni negli ospedali. Una manovra che sottrae risorse a università e ricerca, beni culturali, politiche giovanili, qualità dell’aria e Protezione civile e non taglia un solo euro di sprechi e privilegi della politica”.
LEGAMBIENTE: CONDONO SEMPRE APERTO. Sulla vicenda proroga del condono, c’è l’affondo di Legambiente Campania, che replica a De Luca. “È vero che non si apre nessun condono – dichiara la segretaria Anna Savarese -semplicemente perché in Campania il condono è sempre aperto. Infatti dietro la semplice proroga di un anno si nasconde il ‘trucco’ di una proroga di ben 14 anni rispetto alla vera legge di riferimento che non è la legge di stabilità dello scorso anno ma la Legge Regionale n. 10 del 18 novembre 2004, una legge contestata dalla sua promulgazione da Legambiente condannata per le sue finalità di sanare gli abusi e che a seguito di ricorsi di ambientalisti subì delle restrizioni da parte della Corte Costituzionale”. “La verità è – aggiunge Savarese – che con l’approvazione del maxiemendamento di fatto la Regione Campania ammette che quella legge non ha dato i risultati sperati da chi la promulgò perché dopo 14 anni giacciono ancora inevase presso i comuni pratiche di condono e altri anni passeranno senza che si metterà mai la parola fine a questo condono strisciante e perdurante che legittima ogni anno nuovi abusi, perché ormai i cittadini sanno che i condoni in Campania non richiedono neanche l’espletamento delle pratiche, perché le istituzioni non possono e non sono in grado di non rispettare i tempi che esse stesse si sono dati”.