Calenda si dimette dal Pd: “Decisione dura ma con M5s abbiamo valori opposti”

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Caro Nicola, caro Paolo, vi prego di voler accettare le mie dimissioni dalla Direzione Nazionale del Partito democratico”. Inizia cosi’ la lettera inviata dall’eurodeputato Carlo Calenda a Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti, rispettivamente presidente e segretario del Partito democratico, in cui presenta le sue dimissioni. “E’ una decisione difficile e sofferta. Nell’ultimo anno e mezzo ho sentito profondamente l’appartenenza a un partito che, per quanto diviso e disorganizzato, consideravo l’ultimo baluardo del riformismo in Italia. Per questo mi sono iscritto al Pd all’indomani della sconfitta piu’ pesante mai subita dal centrosinistra”, sottolinea Calenda. E ancora: “Dal giorno della mia iscrizione ho chiarito che non sarei rimasto nel partito in caso di un accordo con il M5S. La ragione e’ semplice: penso che in democrazia si possano, e talvolta si debbano, fare accordi con chi ha idee diverse, ma mai con chi ha valori opposti. Sapete bene che nulla abbiamo in comune con Grillo, Casaleggio e Di Maio”. Per Calenda “non e’ solo per ragione di coerenza o di serieta’ che avremmo dovuto scegliere la strada delle elezioni. Dare vita in questo modo a un Governo con Grillo e Casaleggio vuol dire rinunciare a fare politica”. E “rifugiarsi in un confortevole quanto generico antifascismo per nascondere la mancanza di pensiero, la spinta all’autopreservazione e la paura di perdere, e’ una scorciatoia che non servira’ a battere la destra. Al contrario, ne accrescera’ la forza. Spero di sbagliare, per il bene del paese e del Partito, e nel caso saro’ felice di ammetterlo. Sara’ certamente un sollievo per me e per tanti nostri elettori vedere colleghi di partito e dei Governi passati prendere il posto dei ministri leghisti. Un sollievo momentaneo purtroppo. Il punto politico rimarra’: in che modo una comunita’ avvelenata dalla convinzione di non poter vincere, in primo luogo proprio dai leader che dovrebbero guidarla e motivarla, potra’ ritrovare la strada per la vittoria? Il confronto con i sovranisti e’ appena alle prime battute, lo stiamo iniziando con una fuga disordinata e disonorevole”. L’europarlamentare eletto con il Pd lascia cosi’ “una dirigenza di cui non mi sento piu’ parte, non una comunita’ che sono orgoglioso di rappresentare. Le 280.000 persone che mi hanno accordato il loro voto di preferenza alle elezioni europee sapevano perfettamente come mi sarei comportato in caso di accordo con i 5S. A loro devo innanzitutto coerenza. Lavorero’ in Europa nel gruppo SeD, mentre in Italia rafforzero’ SiamoEuropei per dare una casa a chi vuole produrre idee concrete per una democrazia liberal-progressista adatta a tempi piu’ duri e non ha paura del confronto con i sovranisti. Cerchero’ di mobilitare forze nuove. La mancanza di decoro generalizzata degli attori di questa crisi dimostra chiaramente che c’e’ l’urgenza di chiamare all’impegno una nuova classe dirigente. Le elezioni arriveranno. Le avete solo spinte piu’ in la’ di qualche metro. Quando sarete pronti a lottare ci troveremo di nuovo dalla stessa parte. Con amicizia”.

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