Milano, agguato ai tifosi del Napoli con le asce. Ultrà morto: il calcio non si ferma

Gravina, presidente Figc: “Sabato si gioca”. Il questore del capoluogo lombardo: “Azione squadrista di un centinaio di aggressori”. Sono 3 gli arresti sinora

La morte di un ultrà non ferma il calcio. “Sabato in Serie A si gioca” annuncia il presidente della Figc, Gabriele Gravina. Una decisione giunta dopo gli iniziali dubbi, sull’onda emotiva per la morte di Daniele Belardinelli, ultrà deceduto per l’investimento di un suv nero, durante gli scontri prima di Inter-Napoli. “Ho sentito i due vicepresidenti Sibilia e Miccichè – spiega Gravina-, soprattutto il secondo che è il presidente della Lega Serie A. Ho sentito il sottosegretario Giorgetti, ci siamo confrontati per capire il clima, la volontà e le riflessioni intorno a quello che è successo ieri. All’unanimità abbiamo deciso che si va avanti e il campionato non si ferma”.

 

 

AGGUATO AI TIFOSI DEL NAPOLI. All’origine della tragedia, l’agguato teso ai tifosi napoletani da un centinaio di ultrà dell’Inter, del Varese e del Nizza, gemellati tra loro. Un’azione premeditata, condotta con i passamontagna in volto, coperti dai fumogeni. In un parco, vicino alla zona degli incidenti, sono stati rinvenuti un martello, un’ascia, vari oggetti contundenti, bicchieri rotti: le armi utilizzate nello scontro, probabilmente portate sul posto dagli aggressori.  L’agguato, secondo gli investigatori, è scattato all’altezza di via Novara, verso le 19.30. Un centinaio di ultras è sbucato da alcune traverse laterali. Gli assalitori hanno colpito a sprangate i pulmini dei tifosi napoletani, 4 dei quali sono stati accoltellati. Il questore Marcello Cardona parla di “azione squadrista”. Nella concitazione un suv, di colore scuro, ha percorso un pezzo di strada in contromano, investendo Daniele Belardinelli. La dinamica è ancora al vaglio degli inquirenti, che stanno raccogliendo le immagini delle telecamere e i video girati con gli smartphone dai passanti. Il questore Marcello Cardona, però, sottolinea che “i primi a cercare di soccorrere Belardinelli sono stati i tifosi del Napoli. Poi quelli dell’Inter lo hanno portato in macchina all’ospedale San Carlo”. Intanto, sono stati arrestati tre ultrà interisti per rissa aggravata e lesioni, nel corso delle indagini.  Sono state una decina le perquisizioni degli agenti, tra Milano e Varese.

 

 

CHI ERA DANIELE BELARDINELLI. Daniele Belardinelli (nella foto), 39 anni di Varese, è arrivato in codice rosso all’ospedale San Carlo. Ma è deceduto nella notte, dopo un delicato e lungo intervento chirurgico per tentare di salvarlo. Secondo quanto riferito dalla questura di Varese, era sorvegliato speciale per reati connessi a manifestazioni sportive. Era stato oggetto di “diversi provvedimenti di Daspo, l’ultimo dei quali concluso nel 2017”. Belardinelli era riconosciuto a Varese come uno dei capi dei ‘Blood Honour’, la frangia più estrema del tifo locale, storicamente gemellato con quello dell’Inter. Un Daspo di cinque anni risale al novembre 2007, per gli scontri a margine di Varese-Lumezzane. Un altro al luglio 2012, quando Belardinelli era a Como per l’amichevole estiva tra la squadra locale e l’Inter. L’uomo lascia moglie e due figli piccoli. Lavorava in Svizzera nell’edilizia, come piastrellista, ed era esperto di arti marziali.

 

LA PROCURA FEDERALE: “GARA DA FERMARE PER CORI RAZZISTI”. Oltre ai tragici incidenti, Inter-Napoli è stata funestata anche in campo dai cori razzisti del pubblico di casa. Bersaglio degli ululati l’azzurro Koulibaly, ma non sono mancati i rituali slogan di discriminazione contro i napoletani. Per questo il Napoli, come riferito da Ancelotti, aveva chiesto alla Procura federale la sospensione della gara. Oggi, il procuratore della Figc, Giuseppe Pecoraro, però si chiama fuori. “Per me Inter-Napoli – afferma – andava sospesa per i cori razzisti verso Koulibaly, e infatti gli uomini della Procura hanno segnalato ai funzionari dell’ordine pubblico e al quarto uomo che la squadra partenopea chiedeva lo stop. La decisione non spetta a noi, ma all’ordine pubblico d’intesa con l’arbitro. Per quel che ci riguarda, è in corso la comunicazione dell’accaduto al giudice sportivo”.

Ma nel rimpallo di responsabilità, c’è una precisazione anche del questore Cardona. ” Gli ululati contro Koulibaly – dichiara ai microfoni di Radio Radio – erano stati segnalati, la questione è stata valutata e dopo gli annunci allo stadio si erano fermati. Quando il giocatore è stato ammonito, e poi espulso, a 5′ dalla fine, sono ricominciati. A quel punto era rischioso fermare tutto, è stato meglio far terminare la partita regolarmente per evitare rischi”.

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