Nell’occhio del ciclone un verbale di conciliazione imposto ai lavoratori. Prima udienza il 24 Settembre prossimo
Il Caaf Cgil della Campania si comporta come il padrone, utilizza le normative previste dal Jobs Act, demansiona, impone verbali di conciliazione farlocco e il cosiddetto part time ciclico. Un ricorso è stato presentato alla sezione lavoro del Tribunale di Napoli da un operatore difeso dall’avvocato Giuliana Quattromini contro il Caaf Cgil Campania Srl, Centro di assistenza fiscale di proprietà dell’organizzazione sindacale guidata da Maurizio Landini.
La prima udienza è stata fissata per il prossimo 24 settembre, designato il giudice Gabriella Gagliardi per la trattazione della causa.
S.C, 43 anni, ha lavorato alle dipendenze del Caaf Cgil Campania Srl dal 27 febbraio 2015, dopo aver prestato la propria attività lavorativa per sette anni alle dipendenze della So.ge.ser, una società posta in liquidazione di proprietà di varie organizzazioni sindacali territoriali e di categoria della Cgil che svolgeva le medesime attività del Caaf.
“Insieme ad altri colleghi fui costretto a sottoscrivere – pena il licenziamento – un verbale di conciliazione all’ufficio del lavoro con cui chiudevamo il rapporto con la So.Ge.Ser e passavamo senza soluzione di continuità alle dipendenze del Caaf Cgil Campania – spiega S.C – a seguito della sottoscrizione di quel verbale ho subito azzeramento dell’anzianità di servizio, degli scatti, oltre ad una sostanziale dequalificazione con attribuzione di un livello di inquadramento dal 4 scendeva al 5 del CCNl terziario”.
In pratica, S.C e gli altri colleghi di lavoro subivano un’illegittima retrocessione venendo inquadrati in un livello inferiore a quello da loro precedentemente conseguito con corrispondente decurtazione della retribuzione.
“Più volte, insieme ai miei colleghi abbiamo chiesto incontri ai vertici dell’organizzazione per discutere delle precarie condizioni lavorative dovute all’azzeramento dell’anzianità di servizio, soprattutto il tipo di contratto, il part time ciclico che prevede una prestazione lavorativa limitata ad alcuni periodi dell’anno – sottolinea S.C – mentre negli altri periodi il rapporto resta sospeso non maturando nessun diritto nè normativo nè retributivo e quindi neppure l’anzianità di servizio. In pratica viene in rilievo esclusivamente l’esigenza aziendale”.
Dunque, la Cgil raccoglie le firme per indire quattro referendum per abolire il Jobs Act e impone ai suoi dipendenti le normative previste dalla stessa legge che vuole cancellare oltre a verbali di conciliazione farlocco, alimentando danni economici rilevanti e devastanti.
E qualche domanda semplice semplice sorge spontanea. Il segretario regionale della Cgil campana e napoletana, Nicola Ricci e il leader nazionale Maurizio Landini, sempre pronti a rilasciare interviste e a diffondere dichiarazioni in difesa dei diritti collettivi contro ogni forma di precarietà, perchè non assumono iniziative adeguate per individuare soluzioni adeguate in favore dei dipendenti Cgil? Si continua a predicare bene e a razzolare male? Un minimo di coerenza non guasta. Suvvia.
Ciro Crescentini