Le parole diffuse dal legale della 24enne. La sua aspirazione: “Mi piacerebbe essere a capo di un’associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne”
Descrive il suo stato d’animo, a chi non le crede. “Bastano pochi minuti e ritorno col pensiero. Erano attimi di incapacità a reagire di fronte la brutalità e la supremazia di tre corpi. Erano attimi in cui la mente sembrava come incapace di comprendere, di totale perdizione dell’essere”. Così parla la 24enne di Portici, violentata nell’ascensore della stazione Circum di San Giorgio a Cremano. La giovane diffonde le sue parole in una lettera, resa pubblica nello studio del suo legale Maurizio Capozzo. “E dopo che il corpo era diventato scarto e oggetto – scrive la vittima-, ho provato una sorta di distacco da esso. Il mio corpo, sede della mia anima, così sporco”. Le frasi arrivano dopo la scarcerazione di due dei tre presunti aguzzini. “Mi sembrava di essere avvolta dalla nebbia – dichiara la ragazza – mentre mi trascinavo su quella panchina dopo quelli che saranno stati 7 o 8 minuti. Mi sono seduta e non l’ho avvertito più”. “Ho cominciato ad odiarlo – prosegue la lettera – e poi a provare una profonda compassione per il mio essere. Compassione che ancora oggi mi accompagna, unita ad una sensazione di rabbia impotente, unita al rammarico, allo sdegno, allo sporco, al rifiuto e poi all’accettazione di un corpo che fatico a riconoscere perché calpestato nella sua purezza. Il futuro diviene una sorta di clessidra. Consumato il corpo e la mente dal tempo odierno ricerca una vita semplice”. L’unico spiraglio di ottimismo arriva da un’aspirazione: “Mi piacerebbe essere a capo di un’associazione che si occupa della prevenzione, della tutela e della salvaguardia delle donne, ragazze, bambine a rischio, perché donare se stessi e il proprio vissuto per gli altri è l’unico modo per accettarlo”.