Camorra, cinque arresti per l’omicidio del baby boss Emanuele Sibillo

Gli arrestati, ritenuti affiliati al gruppo Buonerba, accusati anche di tre tentati omicidi di minori affiliati al clan Sibillo, la “paranza dei bambini”

Sono accusati si essere mandanti e killer dell’omicidio di Emanuele Sibillo, commesso a Napoli il 2 luglio 2015 e dei tentati omicidi di tre minorenni – tutti ritenuti appartenenti al gruppo camorristico dei Sibillo, “la paranza dei bambini” capeggiata dallo stesso Emanuele Sibillo e dal fratello Pasquale – commessi il 29 giugno dello scorso anno. La polizia di Stato ha arrestato a Napoli cinque persone, tra i 22 e i 40 anni, ritenute vicine alla famiglia camorristica dei Buonerba, contigua al clan Mazzarella. I destinatari delle misure cautelari sono Antonio Amoroso, 22 anni; Gennaro Buonerba, 24 anni; Luigi Criscuolo, 24 anni; Andrea Manna 40 anni e Vincenzo Rubino, 23 anni.  L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata emessa dal gip del tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Condotta dalla squadra mobile, l’indagine ha permesso di documentare la violenta contrapposizione armata tra i Buonerba, autoproclamatisi ‘i ribelli di via Oronzio Costa’, e il cartello di camorra composto dalle famiglie Amirante-Brunetti-Giuliano-Sibillo. Lo scontro è avvenuto in centro storico a Napoli, nelle zona di Forcella-Maddalena-Tribunali, “da sempre oggetto delle mire della criminalità organizzata grazie ai notevoli introiti economici assicurati attraverso il controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni agli ambulanti e ai titolari di note pizzerie di via Tribunali, e persino a parcheggiatori abusivi” si legge in una nota della Procura. La faida è culminata in agguati, stese e uccisioni tra Forcella, la Maddalena e i Tribunali. Il pizzo, emerge dalle indagini, veniva imposto anche ai parcheggiatori abusivi oltre che ai titolari di note pizzerie. Con l’omicidio di Emanuele Sibillo, il gruppo dei Buonerba prese il sopravvento sui Sibillo. Determinanti sono risultate, per l’attività investigativa, le intercettazioni, le riprese video e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Maurizio Overa, il quale ha confessato di avere preso parte all’organizzazione dell’omicidio del baby boss ospitando, tra l’altro, i complici nella sua abitazione.

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