Assunti all’ufficio legale senza concorso, il pasticcio della Regione Campania

Rivolta di 15 avvocati dell’ente per il trasferimento di tre funzionari nel loro settore: notificati diffida e ricorso al difensore civico. Pende una causa in tribunale, su iniziativa di una dei trasferiti. Atti già inviati alla procura di Napoli e a quella della Corte dei conti

Funzionaria della giunta regionale trasferita al settore avvocatura della Regione, 15 dipendenti dell’ufficio legale si ribellano con una diffida, e ricorrendo al difensore civico. E la storia non è isolata, per analoga posizione di altri due funzionari, pure assegnati all’avvocatura regionale. Un gran pasticcio, insomma, sfociato in guerra a carte bollate. La complessa vicenda, tra l’altro, è ora all’attenzione della procura della repubblica di Napoli e della procura regionale della Corte dei conti, cui il difensore civico ha trasmesso gli atti. In precedenza, la funzionaria era ricorsa al giudice del lavoro, essendosi vista rifiutare, dall’ufficio avvocatura, l’attestazione per iscriversi all’Albo degli Avvocati. “La controversia risulta, allo stato tuttora pendente e – scrive in una nota il direttore generale delle Risorse Umane della Regione, Maria Messina – non essere arrivata a fase decisoria”. E allora “nelle more della definizione del gravame pendente e considerato che, allo stato, non possono essere concretamente e pienamente svolte (…) le mansioni proprie del profilo professionale di “Funzionario Esperto Avvocato”, essendo – come da nota dell’avvocato Capo n. prot 767188/2019 – le stesse precluse” dalla legge regionale del 2011, alla professionista “vengono attribuite, in linea con gli atti deliberativi adottati dall’Ente, le mansioni proprie del profilo di “Funzionario Esperto Amministrativo””.


LO SCONTRO LEGALE
Al centro del caso, una funzionaria abilitata alla professione forense dal 2002. Dall’albo avvocati, tuttavia, risulta essersi cancellata nel 2010. Chiamata a collaborare in regime convenzionale con l’Arcadis – Agenzia Regionale Campana Difesa Suolo – è stata stabilizzata nel 2009, figurando fra i cinque ammessi per il profilo di funzionario amministrativo. Soppressa nel 2016 l’Arcadis, l’anno seguente una delibera di giunta l’ha distaccata presso il medesimo organo. Due anni dopo, il commissario liquidatore dell’agenzia regionale – con nota protocollata – le ha attribuito il profilo di “funzionario esperto avvocato”. Quest’ultimo è lo snodo decisivo degli accadimenti. Grazie a quell’atto, la donna ha stipulato un contratto con la Regione, per la qualifica riconosciutale. È proprio contro la sua assunzione, si registra la sollevazione di 15 funzionari del settore avvocatura. Un’iniziativa legale “sia a tutela di interessi diretti, concreti, attuali, essendo Avvocati dell’Ufficio Speciale Avvocatura della Regione Campania – spiega il difensore civico della Regione, Giuseppe Fortunato -, sia a tutela del decoro, della professionalità e dell’immagine dell’Avvocatura, sia a tutela del pubblico erario, sia a tutela di valori di legalità, buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione”. Gli stessi avvocati della Regione avevano fatto opposizione al ricorso della funzionaria. La quale, viceversa, chiede al tribunale di accertare il suo diritto all’inserimento nel ruolo dell’avvocatura regionale. Ma come mai uno scontro così aspro? Lo ricapitola proprio Fortunato, nella nota inviata al governatore Vincenzo De Luca, oltre che ai magistrati.
“Gli Avvocati della Regione Campania – ricostruisce l’ombudsman campano – fanno parte di un ruolo separato al quale si accede per pubblico concorso (…). Appare affetto da grave patologia reinquadrare un funzionario amministrativo come esperto avvocato perchè munito di abilitazione e/o perché abbia altre competenze ed esperienze”. Mancando il concorso prescritto, la qualifica di “esperto avvocato” violerebbe la legge regionale in materia. Inoltre – secondo il difensore civico – dopo la soppressione dell’Arcadis, il commissario liquidatore avrebbe proceduto “in totale carenza di potere a un reinquadramento-promozione non previsto” da altre norme della Regione Campania. “Più precisamente, nella fattispecie – sottolinea Fortunato-, non si può neppure parlare di una riqualificazione bensì di un nuovo rapporto di lavoro con specifiche attribuzioni anche economiche senza alcuna procedura concorsuale (alla quale potevano partecipare comparativamente anche altri laureati in giurisprudenza muniti di abilitazione, anche dell’Ente, in possesso dei requisiti) anzi senza nessuna procedura. La vicenda appare davvero grave e singolare: come se in un’Azienda Sanitaria si volesse nominare un operatore come medico solo perchè munito di abilitazione per medico e già assegnato a un reparto sanitario”. Per Fortunato, la funzionaria “se già iscritta all’Albo e cancellatasi per incompatibilità o altra ragione”, va “valorizzata, come altre analoghe posizioni, nella professionalità acquisita ma non può, sulla base degli atti indicati, essere inserita nei ruoli professionali”. Quindi, il difensore civico chiede di sostituire o rettificare il contratto della professionista. Una revisione da attuare previa riesame “della posizione della Direzione Generale Risorse Umane che ha stipulato tale contratto, non mancando di rilevare la non idoneità e la non recepibilità della nota presupposta del Commissario liquidatore, non essendo compatibile con la disciplina dell’Ente e, in particolare, con la normativa circa i ruoli professionali”. Tra le conseguenze ipotizzate, in caso di diniego, il “vulnus” che “si aprirebbe confermando una promozione siffatta e quale precedente si sarebbe creato”. Del pari, si invoca la revoca o la nullità dell’atto prodotto dal commissario liquidatore, ritenuto viziato da “illegittimità per violazione di legge, eccesso di potere e incompetenza”.

Gianmaria Roberti

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