Violato sistematicamente il contratto nazionale di lavoro, sequestrati oltre 4 milioni di euro
311 lavoratori irregolari, fatturazioni per operazioni inesistenti per 5,1 milioni di euro, redditi sottratti a tassazione per 5,4 milioni, contributi e ritenute non versate per 625 mila euro, 8 persone indagate e un sequestro per equivalente per 4.050.000 euro. Questo il risultato dell’operazione “Clepe et Labora”, condotta dalla Guardia di Finanza di Pordenone.
Le indagini, durate piu’ di 10 mesi, hanno interessato una cooperativa facente parte di un gruppo operante in diverse province del Triveneto nel settore dei servizi di facchinaggio, movimentazione merci e servizi ecologici.
“La cooperativa, per sottrarsi agli obblighi fiscali, sistematicamente annotava in contabilità costi fittizi originati da fatture per operazioni inesistenti emesse da altri enti cooperativistici a questa attigui con sede nelle province di Padova, La Spezia, Bari e Pordenone, tutti creati con finalità prevalentemente fraudolente”, scrive la Guarda di Finanza, secondo cui “le fatture false si riferivano a pagamenti per prestazioni mai avvenute in cantieri avviati nella Federazione Russa e in Serbia, nonche per l’acquisto di macchinari industriali risultati inesistenti”.
Le indagini hanno accertato come la cooperativa risultasse violare in maniera sistematica le condizioni remunerative previste dal contratto nazionale, sottopagando i dipendenti con la scusa di una “crisi del settore della logistica” priva di riscontro con la realtà. La cooperativa risultava infatti, nel periodo dal 2014 al 2016, aver incrementato il proprio fatturato da 3 a 7,6 milioni di euro tramite appalti stipulati con Enti pubblici e privati in Veneto e in Friuli Venezia Giulia.
E non finisce qui. Si è accertato che il management aziendale ha elargito, in totale discrezionalità e senza esplicitare un criterio di attribuzione, ingenti somme (a titolo di premi e incentivi) ad una ristretta aliquota di soci, arrivando ad “integrare” lo stipendio base (mediamente di 1.500 euro mensili) fino a 70 mila euro annui. Gli stipendi del personale (già così ridotti) erano ulteriormente oggetto di evasione contributiva e fiscale, facendone computare una parte ad “indennità per trasferte”, risultate, come dichiarato dagli stessi lavoratori, in parte o del tutto inesistenti.
La Procura della Repubblica di Pordenone ha richiesto ed ottenuto dal Gip il sequestro preventivo per un importo di 4.050.000 euro (pari alle imposte evase) eseguito su disponibilità liquide, unità immobiliari e beni mobili di valore (tra cui orologi di elevato pregio). Tra i sequestri operati anche una somma in contanti di oltre 50 mila euro (perlopiù in banconote da 500 euro) rinvenuta, nel corso di una perquisizione all’abitazione di un indagato, all’interno di una scarpiera posta in garage.