Operaio costretto ad urinarsi addosso, azienda condannata dal Tribunale

La Sevel del gruppo Fiat-Chrysler dovrà risarcire l’uomo per 5 mila euro

Nel febbraio del 2017 c’era stato un episodio, nello stabilimento della Sevel di Atessa, provincia di Chieti società del gruppo Fiat-Chrysler che aveva destato molto scalpore. Un lavoratore si era urinato addosso perché gli era stato impedito, durante il turno di lavoro, di abbandonare la postazione di lavoro per andare alla toilette. A distanza di quasi tre anni, il tribunale di Lanciano, con la sentenza emessa ieri 23 settembre, ha riconosciuto i diritti del lavoratore, condannando l’azienda a risarcire l’uomo per 5 mila euro, e pagare anche le spese legali. La giudice del lavoro Cristina Di Stefano del Tribunale di Lanciano ha accolto il ricorso dell’operaio, difeso dall’Unione Sindacale di Base. “Il ricorso è fondato e deve trovare accoglimento. La ricostruzione dei fatti ha trovato conferma nelle dichiarazioni rilasciate dai testi addotti dalla parte ricorrente, che risultano univoche, concordanti, lineari e coerenti” –  scrive nella sua sentenza la giudice del lavoro Di Stefano. E aggiunge: “Dagli elementi probatori raccolti in ordine alla gravità oggettiva del fatto, è possibile affermare che il datore di lavoro ha arrecato concreto e grave pregiudizio alla dignità personale del lavoratore nel luogo di lavoro, al suo onore e alla sua reputazione, indubbiamente derivante dall’imbarazzo di essere osservato dai colleghi con i pantaloni bagnati per essersi minzionato addosso. “Il datore di lavoro non ha adottato tutte le misure idonee a salvaguardare la personalità morale dei prestatori di lavoro e, nel dettaglio, non ha predisposto un sistema organizzativo che consenta, anche nel caso in cui tutti i dipendenti addetti alle sostituzioni dei lavoratori siano per le più svariate ragioni impossibilitati alla sostituzione, al lavoratore di allontanarsi dalla propria postazione lavorativa per soddisfare un bisogno primario, non controllabile, né preventivabile”. I legali della  società avevano sostenuto che il dipendente “doveva attendere solo qualche minuto prima di allontanarsi dalla postazione, dopo averne fatto richiesta”

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