M5S, la senatrice Nugnes annuncia l’addio. Per lei (e i suoi 3 voti) futuro con DeMa?

Strappo finale per la parlamentare vicina al presidente della Camera, Roberto Fico: “Dopo le europee chiedevo una fase costituente, hanno risposto con una delega in bianco a Di Maio”. Ora potrebbe abbracciare il movimento di de Magistris, mentre tanti elettori le chiedono di lasciare pure lo scranno di Palazzo Madama

Quasi un addio annunciato, dopo mesi di strappi e voti in dissenso. La senatrice Paola Nugnes saluta i 5 stelle, per entrare nel gruppo misto. “Al giro di boa di un anno di governo – dichiara a La Verità – devo constatare che qualsiasi critica costruttiva è diventata impossibile. Ogni aspetto della vita del Movimento, dentro e fuori dal Parlamento, è sottoposto alla volontà del capo politico e per questo, dopo più di dieci anni, lascio i 5 Stelle”. Un gesto forse nell’aria, per la parlamentare napoletana, volto storico del movimento. Nugnes era finita prima nel mirino del collegio dei probiviri pentastellati, con un procedimento avviato per il no al decreto Sicurezza. In un secondo momento, la rimozione dalla commissione sullo Sblocca cantieri, per aver presentato degli emendamenti. Il tonfo alle Europee, infine, segna un punto di non ritorno: Nugnes chiede una nuova fase costituente, ma la risposta è inequivocabile. “Richiesta archiviata – spiega lei – attraverso il plebiscito a favore di Luigi Di Maio sulla piattaforma Rousseau. Uno strumento che serve solo a ratificare decisioni già prese. Non posso rimanere in un Movimento che vota pure il decreto Sicurezza bis, un insieme di norme che dall’ordine pubblico ai migranti disegna una società che mai mi sarei augurata di vedere”.

 

Adesso per la senatrice, vicina al presidente della Camera, Roberto Fico, potrebbe aprirsi un futuro in DeMa, il movimento di Luigi de Magistris. Lo stesso sindaco di Napoli non fa mistero di dialogare con l’ala dissidente del M5S. Le distanze non sono incolmabili, benché vadano ricordati, negli anni, duri giudizi di Nugnes sull’amministrazione comunale. Ma un rebus, per tutti i fuoriusciti del movimento, è comunque il seguito elettorale: eletti sotto il simbolo a 5 stelle, quanti voti portano in dote a chi li accoglie? Il dubbio è che siano pochi, nel rispetto della filosofia originaria del M5S, definito un tempo “intelligenza collettiva”. Qualcosa di lontano, quindi, da ogni personalismo. Ma proprio sul punto, Nugnes intende combattere. “Ci sono diverse sentenze avverse al Movimento – riepiloga-. Nel passaggio dallo statuto del 2009 a quello del 2017 non sono stati chiari con noi e il tribunale di Genova ha stabilito che gli statuti confliggono. Ce ne siamo accorti in ritardo, ci fidavamo. Del resto, tutti i problemi derivano dalla torsione imposta nel 2017, con la delega in bianco al capo politico. Inclusa la perdita di 6 milioni di voti nell’abbraccio con la Lega”. Come per casi analoghi, molti elettori e attivisti grillini le chiedono di dimettersi da parlamentare. Anche perché – dettaglio non secondario – la rottura cancellerebbe l’obbligo di restituire parte dell’indennità, e di rendicontare le spese. Lei, per ora, chiarisce di andare “tra gli indipendenti, se non riuscirò a incidere darò le dimissioni”. Ma poi aggiunge: “È giusto rimanere a lottare anche per bloccare le ipotesi di riforma dello stesso Parlamento. Riduzione nel numero degli eletti e del loro stipendio, a fronte di nessuna modifica per i ministeri significa rafforzare l’esecutivo a scapito del legislativo e della rappresentanza popolare”. Tali obiettivi configurerebbero “una svolta autoritaria, funzionale anche a certe politiche che pure abbiamo sempre avversato, come sacrificare l’ambiente per progetti come il Tap”. Ma il divorzio di Nugnes è condito pure da un avvertimento: “Ho una lunga storia politica, ho avuto il tempo di elaborare il mio distacco ma i parlamentari che sono entrati per la prima volta in questa legislatura sono in fortissima sofferenza. Avevo chiesto di discutere una carta dei principi, hanno preferito la delega in bianco a Luigi Di Maio”.

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