Il leader dei Radicali aveva 86 anni ed era malato da tempo
Marco Pannella si è spento intorno alle 14, ad 86 anni. Era malato da tempo. Il leader dei Radicali da anni lottava contro due tumori. Negli ultimi giorni le sue funzioni vitali erano peggiorate. Ieri il ricovero nella clinica romana di Nostra Signora della Mercede. L’annuncio della morte è stato dato in diretta da Radio Radicale, con il Requiem di Mozart.
IL PATRIARCA DEI DIRITTI CIVILI, DAL DIVORZIO ALL’ABORTO E CONTRO LA PARTITOCRAZIA – Fu il primo a denunciare negli anni ’70 la partitocrazia come la degenerazione del sistema rappresentativo in Italia, scoperchiando la sopraffazione della casta. Ma l’antipolitica di Marco Pannella non debordò mai nel giustizialismo. Anzi fu provocatoriamente il difensore del “Parlamento degli inquisiti” del 92-93, che lui riunì con gli autoconvocati alle 7 di mattina, per scongiurare lo scioglimento anticipato sotto la valanga degli avvisi di garanzia per Tangentopoli. Il leader radicale fu questo: tutto e il contrario di tutto, alla perenne ricerca di spiazzare il prossimo, per scuotere un’opinione pubblica ingessata e conformista. Ma anzitutto Pannella fu il patriarca dei diritti civili, quando declinare assieme le due parole non era semplice come oggi. Ego e personalità straripanti, come si conviene ai leader carismatici. Si definiva radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano. Tanti aggettivi compendiati in decine di scioperi della sete e della fame, con l’intenzione di affermare la legalità e il diritto alla vita.
All’anagrafe Giacinto Pannella, nato a Teramo il 2 maggio 1930, era laureato in giurisprudenza e fu tra i fondatori nel 1955 del Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali, la formazione politica promossa dalla sinistra liberale fuoriuscita dal Partito Liberale Italiano, e raccolta intorno al settimanale, diretto da Mario Pannunzio, Il Mondo. Dei Radicali sarà sempre lo storico leader. Deputato dal 1976 al 1992 ed europarlamentare, fu presidente della XIII circoscrizione del Comune di Roma, consigliere comunale a Trieste, Catania, Napoli, Teramo, Roma e L’Aquila, consigliere regionale del Lazio e dell’Abruzzo. Pannella è stato un grande irregolare, come titolava una biografia di Valter Vecellio. Tante ed epocali le sue battaglie, non tutte vinte, come capita ad ogni valoroso guerriero.
Molte lotte hanno avuto il referendum come mezzo per cambiare la vita del Paese. Da quelle in favore del divorzio e dell’aborto alla campagna contro la fame nel mondo e per la giustizia giusta. Ma anche per l’amnistia e contro il finanziamento pubblico ai partiti. Fuori dagli schemi anche nella vita privata, di cui ha parlato negli ultimi anni. “Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella, ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c’è stata mai nessuna gelosia”. Figli però Pannella ne ha lasciati, per sua ammissione, sparsi in giro per l’Italia, frutto dei suoi amori giovanili. “Il crimine più grave è stare con le mani in mano” è una delle sue frasi celebri, che impazzano sul web nelle ore della scomparsa. Ma anche un testamento ai giovani, nell’era del disimpegno.