Il grande rocker morì 40 anni fa di overdose
La storia di oggi è una storia di passione. Una passione vissuta per la musica e che ha regalato, e perché no continua a farlo, emozioni che sorvolano lo stesso San Valentino. Questo era Tim Buckley, l’altra faccia del “song writer” di cui Bob Dylan era detentore. “Viaggiatore delle stelle”, come soleva autodefinirsi. E nasceva proprio oggi, il 14 febbraio, ma era il 1947 e ci troviamo a Washington. Il mondo si apprestava a quella che verrà definita “Guerra Fredda”. Tante le sonorità che rivoluzioneranno l’aria di allora. La voce calda e i testi di Buckley saranno unici nel loro essere. Lui, la sua chitarra dodici corde. Timothy Charles Buckley III, questo il suo vero nome, è figlio di Elaine, italoamericana, e di Tim Charles Buckley Jr, pluridecorato della seconda guerra mondiale, di origini irlandesi. A ben vedere quello di cui musicalmente Tim si farà espressione è il frutto della sua formazione genitoriale: la madre era fan di Miles Davis e il padre della musica country. Ma Tim ci mette la voce, una voce che solo suo figlio Jeff riuscirà ad eguagliare, seppur in tonalità differenti. Quella è però una storia a parte. Ritornando a Tim, la sua crescita e formazione artistica giunge a Los Angeles, la fantomatica e poetica ( di bukowskiana memoria) città degli angeli. Qui frequenta molti locali folk nei quali si esibirà. Ed è proprio tra quelle mura che arriva la svolta: tra il fumo e le chiacchiere di queste bettole viene notato da Jac Holzman, proprietario della Elektra Records, il quale decide di metterlo in fretta e furia sotto contratto. È il 1966 e Buckley pubblica il suo primo LP “Tim Buckley”, che porta in fasce ancora il suo potenziale, un diamante grezzo, ma che comunque non risulterà di certo sciapo al pubblico. È solo l’inizio. Dal 1966 al 1974, a poca distanza l’uno dall’altro pubblica ben otto album. Come detto sopra Tim è fuori i circuiti musicali che inondavano le radio in sul finire dei ‘60’s, ma ne riuscirà comunque a farne parte. In modo autorevole. Dopo il 1970 per un calo delle vendite e per lo scarso successo di quel periodo sospende l’attività musicale cadendo in una forte depressione che lo porterà a sviluppare una dipendenza dall’alcool e dalle droghe. È il 29 giugno 1975, Santa Monica, California, e Tim si spegne per overdose di eroina. Aveva solo ventotto anni. Ma ricordiamolo ancora con quel sorriso a cui piaceva solo suonare e cantare, e scrivere testi magnifici. E ascoltiamo questa “Song to the Siren”: “Alla deriva in mari deserti/facevo del mio meglio per sorridere/fino a che le tue dita e i tuoi occhi ridenti/non mi hanno attirato verso la tua isola/e tu cantavi”.
Vincenzo Perfetti