“Mio fratello è figlio unico”, quando Rino Gaetano parlava di quanto è inutile la diseguaglianza

È il 1976, e il cantautore, emblema di quella musica definita “nonsense”, pubblica il suo secondo album. La prima traccia è un abbraccio a chi ci sta accanto, inteso come richiamo all’attenzione

“Mio fratello è figlio unico perché non ha mai trovato il coraggio di operarsi al fegato, non ha mai pagato per fare l’amore e non ha vinto un premio aziendale”. È il 1976, e Rino Gaetano, emblema di quella musica che all’epoca dai più, veniva definita musica “nonsense”, rivelatasi nel corso degli anni tutt’altro, pubblica il suo secondo album, dopo il primo “Ingresso libero” intitolato “Mio fratello è figlio unico”. Oltre al pezzo omonimo si ricordano anche “Sfiorivano le viole”, “Cogli la mia rosa d’amore”, “Berta filava”. Soffermiamoci però sulla prima traccia, quella che introduce chi l’ascolta. “Mio fratello è figlio unico” è un abbraccio dato a chi ci sta accanto, inteso non come un moralismo dell’ultimo minuto, ma come richiamo all’attenzione, sottolineando l’inutilità della diseguaglianza: il senso dell’essere fratello, insomma. “Uno qualsiasi” che ci sta accanto: da uno dei nostri più cari amici a chi ci sta seduto di fianco in treno, magari un operaio costretto ad andare a lavorare a condizioni misere, a differenza nostra, o un qualsiasi altro. Senza perdersi troppo nella retorica spicciola buonista, che in questo caso a nulla servirebbe, l’ascolto di questo brano resta caloroso, attento allo stato d’animo altrui: è lì che, probabilmente, risiede il vero sapore della conoscenza senza i fronzoli della cultura che, il più delle volte ha come risvolto il troppo criticare dall’alto, o il troppo presumere di conoscere e capire senza mai farlo fino in fondo, se almeno non si vive quel determinato tipo di realtà. Era anche questo che, in fondo e forse, voleva Gaetano: nei suoi pezzi l’attenzione e la denuncia sociale non mancava mai.

 

È per questo motivo che “mio fratello è figlio unico e non ha mai viaggiato in seconda classe sul rapido Taranto – Ancona/e non ha mai criticato un film senza mai prima vederlo […]perché è convinto che anche chi non legge Freud può vivere cent’anni/ perché è convinto che esistono ancora gli sfruttati malpagati e frustrati”. “È convinto”: il nostro fratello unico, di turno, è colui che almeno ha la forza di guardarsi intorno perché è , appunto fratello, quindi solidale, quindi compagno. E alla fine il cantautore crotonese presenta la situazione, reale, di suo fratello Mario, che poi sarebbe quella di tutti i fratelli, figli unici: “mio fratello è figlio unico sfruttato represso calpestato odiato […]deriso frustrato picchiato derubato […]dimagrito declassato sottomesso disgregato [….]frustrato derubato sottomesso […]deriso declassato frustrato dimagrito [….]malpagato derubato deriso disgregato”. Guardatevi un po’attorno, ogni tanto. Giusto un po’.

Vincenzo Perfetti

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