Tentano di affiggere uno striscione contro il genocidio davanti alla Rai di Napoli: cariche, manganelli e prescrizioni per manifestanti e sindacalisti Si Cobas

Mattinata di tensione a Fuorigrotta davanti alla sede dell’emittente televisiva di Stato. Fioccano le interrogazioni parlamentari contro la repressione poliziesca

Cariche poliziesche durante un presidio di lotta, davanti alla sede Rai di Napoli in viale Marconi, organizzata da Potere al Popolo, Rete per la Palestina Libera, movimento disoccupati 7 novembre, Unione Popolare guidata dall’ex sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, il Centro Handala-Ali, SiCobas Napoli, Laboratorio politico Iskra, Ex Opg Je So’ Pazzo, e altri movimenti. 

Il presidio è stato promosso per denunciare il clima di censura e intimidazione nei confronti di chiunque prende parola e si mobilita contro il massacro sionista a Gaza: ciò anche alla luce del linciaggio mediatico operato da vari esponenti governativi all’indomani di alcune prese di posizione per il cessate il fuoco da parte di due artisti in gara al festival di Sanremo” – spiega in una nota il Si Cobas

 Almeno cinque i manifestanti rimasti feriti da una violenta carica della polizia, tra i feriti la dirigente sindacale del Si Cobas, Mimì Ercolano. Oltre a loro anche un fotoreporter.

fotografo ferito

Alquanto anomalo e singolare il comportamento della Polizia e della Digos un’ora prima dello svolgimento dell’iniziativa di lotta. “Già in prima mattinata la Questura aveva emesso una prescrizione nei confronti del presidio, con motivazioni ridicole: il fatto eclatante è che tale prescrizione è stata indirizzata personalmente a Eddy Sorge dell’esecutivo nazionale SI Cobas, col chiaro intento di indicare nel SI Cobas di Napoli (e nei compagni del giro solidale) il “cattivo” da colpire – continua la nota dell’organizzazione di base. Addirittura Sorge è stato fermato dalla Digos mentre circolava sul suo motorino per la notifica della prescrizione. Una prescrizione che si commenta da sola. Sostanzialmente si vietava l’utilizzo di bandiere e cartelli inneggianti la causa del popolo palestinese. Infatti, la carica poliziesca è partita per impedire ai manifestanti di affiggere uno striscione in favore della resistenza palestinese.

la prescrizione consegnata dalla Digos al dirigente sindacale Eddy Sorge

Così è stato. Verso le 13,00, nel mentre la Rai si rifiutava di ricevere una delegazione di manifestanti, la polizia, con chiaro intento provocatorio e intimidatorio, si è attrezzata in tenuta antisommossa davanti ai cancelli di ingresso – continua la nota del Si Cobas – Nel volgere di pochi secondi è partita una violenta carica nei confronti dei manifestanti, che ha provocato almeno 3 feriti, tra i quali la nostra coordinatrice di Napoli Mimì Ercolano, la quale è stata colpita da una manganellata e ha subito una profonda ferita alla testa“.

Per fortuna sto bene – racconta all’agenzia Ansa Mimì ErcolanoMa siamo stati vittime di una reazione violenta, spropositata e inattesa, colpiti con i manganelli solo per aver tentato di affiggere uno striscione ai cancelli della Rai

Mimì spiega di essere stata medicata per la ferita alla testa, “ho mal di testa e una prognosi di cinque giorni, ma sono pronta a scendere anche subito nuovamente in piazza se serve”.

Napoletana, 45 anni, tre figli, un passato da naturalista, nella sua storia di attivista ha partecipato a numerose manifestazioni e si era già trovata coinvolta in scontri con la polizia, “ma stavolta – racconta – davvero non ce lo aspettavamo, eravamo lì pacificamente, armati solo delle nostre bandiere, e invece è finita così. Una reazione spropositata che la dice lunga sul nuovo stile delle questure verso le manifestazioni di piazza”.

Mimì Ercolano dirigente sindacale Si Cobas

Quanto alle ragioni della protesta, Mimì tiene a spiegare che “non siamo scesi in piazza per Ghali, come è stato sbrigativamente riportato da alcuni media. Lui è simpatico, ma il problema di fondo è l’atteggiamento di una Rai che decide di prendere le distanze dalla parola ‘genocidio’. Il tutto in un clima sempre più pesante di attacco ai salari, di attacco all’agibilità politica, in cui le famiglie non possono mettere il piatto a tavola e i soliti noti lucrano sui conflitti”.

La vicenda è arrivata subito in Parlamento. Gli esponenti del Movimento 5 Stelle, della sinistra e del Pd hanno chiesto una informativa urgente del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi su quanto successo. Duro l’intervento della parlamentare pentastellata Gilda Sportiello (guarda il video).

Ho chiesto in Aula al ministro Piantedosi di fare luce urgentemente su quanto accaduto oggi a Napoli durante una manifestazione di protesta dinanzi alla sede Rai di Napoli in via Marconi, organizzata in risposta alla lettera dell’ad Roberto Sergio inviata e letta nel corso di Domenica in dopo le parole del cantante Ghali ‘Stop al genocidio’ sul conflitto tra Israele e Palestina. A Napoli attivisti e attiviste sono stati manganellati solo perché stavano protestando pacificamente, sono stati picchiati a sangue solo perché stavano chiedendo all’informazione pubblica di questo paese di essere imparziale su un conflitto che continua a mietere vittime innocenti” – ha affermato Sportiello, “È inaccettabile che in questo paese non si possa più manifestare a sostegno del cessate il fuoco. Noi come Movimento Cinque Stelle continueremo a sostenerlo tra la gente, nelle piazze”

Piero De Luca (Pd): quelle che arrivano da Napoli sono “immagini indegne di un Paese civile. Dobbiamo difendere la libertà di pensiero in questo Paese, c’erano persone che manifestavano pacificamente“.

In merito alla brutale repressione da parte delle forze dell’ordine, la “Rete Napoli per la Palestina” ha diffuso una nota molto articolata sui fatti accaduti davanti alla sede Rai di Fuorigrotta. Tra i firmatari della nota Potere al Popolo, SiCobas Napoli 

“La tv pubblica è la scorta mediatica del genocidio israeliano. Non solo censurano costantemente il genocidio in corso a Gaza, ma esprimono una posizione apertamente filo-sionista davanti a milioni di telespettatori. La tv pubblica deve dire la verità: contro la negazione del genocidio, la censura e la narrazione filo-israeliana della Rai. A Napoli oggi più di 500 persone hanno manifestato in presidio sotto la sede Rai per denunciare la negazione del genocidio, la censura e la narrazione filo-israeliana della rai, evidenziata dal comunicato dell’amministratore delegato Roberto Sergio letto in diretta nazionale Domenica scorsa .Ancora una volta pare che qualsiasi tipo di discordanza con la narrazione dominante che vede Israele come unica democrazia del Medio Oriente venga non solo censurata, come è successo a Ghali durante il festival di Sanremo, ma addirittura repressa violentemente con Polizia e manganelli contro manifestanti pacifici in una giornata iniziata con le assurde prescrizioni della Questura di Napoli che sanno più di minacce a noti militanti di Napoli.Alla fine la Rai ci ha concesso solo un minuto di intervista con una rappresentante dei palestinesi a Napoli del centro culturale Handala Ali. Pretendiamo un’informazione completa che rispetti le voci della popolazione palestinese e la realtà del genocidio”

L’intervento della deputata Gilda Sportiello(Movimento 5 Stelle) sulla carica poliziesca di oggi

Sull’iniziativa di lotta di oggi, da sottolineare una nota del Laboratorio Politico Iskra:

Questa mattina in centinaia eravamo fuori la sede della RAI. La giornata è iniziata con delle assurde prescrizioni, che alleghiamo, notificate poco prima dell’inizio del presidio stessoLe immagini, le parole, i contenuti del presidio di stamani stanno facendo il giro di web, televisioni e giornali.

Se centinaia di persone hanno deciso di ritrovarsi sotto la sede napoletana della tv di stato e resistere alle violente cariche delle forze dell’ordine i motivi vanno ben oltre la vicinanza agli artisti attaccati nei giorni scorsi per aver preso parola su quanto sta accadendo in medio oriente come più di qualche giornale sta provando a raccontare (nel solito tentativo di banalizzare o mistificare le ragioni di chi scende in piazza)

La volontà dei/delle manifestanti era consegnare un documento alla Direzione della Rai e di esporre uno striscione dinanzi il cancello di Via Marconi in cui si denunciava l’assurdo comunicato dell’amministratore delegato in sostegno all’occupazione israeliana letto in diretta Tv la scorda domenica. Nel comunicato si avallava una versione falsata dell’inizio del conflitto facendolo risalire esclusivamente al 7 Ottobre, senza menzionare le oltre 30000 morti palestinesi, di cui 70% bambini e donne e di queste 50.000 in gravidanza senza la possibilità di andare all’ospedale.

Oggi eravamo sotto la Rai non solo per denunciare la vergognosa presa di pozione a favore del governo criminale di Netanyauh e pe rilanciare le giornate del 23 e del 24 Febbraio, con uno sciopero nazionale dislocato sui territori e sui posti di lavoro e una grande manifestazione nazionale a Milano il 24, che si svolgerà contemporaneamente in oltre 30 paesi.

Cessare il fuoco in Palestina e in tutte le guerre, diventa oggi un imperativo per il movimento dei lavoratori e delle classi popolari, che vede crescere il rischio di un conflitto globale alimentato dai tanti focolai di guerre e dalla crescente oppressione di interi popoli. Un rischio che ci deve vedere in campo contro i blocchi militari contrapposti, contro le politiche di riarmo e il militarismo crescente.

L’economia bellica sta crescendo con percentuali impressionanti, gli USA, primo produttore mondiale, hanno venduto armi per 238 miliardi nel 2023 con un aumento del 56% rispetto al 2022. Anche le industrie italiane con Leonardo stanno traendo grandi benefici da questa situazione mentre la spesa per esercito e armi in Italia nel 2024 toccherà i 24 Mld, oltre al fatto che è stata tolta l’Iva dalle armi, tutti soldi che verranno tolti alle spese sociali, sanità, scuole, pensioni, salari, sussidi ai poveri, solo per citarne alcuni.

In uno scenario di crisi economica sempre più globale, gli sfruttati e le sfruttate vedono peggiorare drammaticamente le loro condizioni di vita e lavoro (quando c’è sfruttato, precario e sottopagato).

L’Italia, dal canto suo, è sempre più impegnata sui vari fronti di guerra, sia indirettamente come in Ucraina ed in Israele che direttamente come in Libano e nel Mar Rosso.

Il 23 febbraio allora scioperiamo, mobilitiamoci, organizziamo assemblee ed iniziative varie per creare attenzione, informazione, coinvolgimento.

Il 24 febbraio in tanti e tante partecipiamo alla grande manifestazione da Piazza Loreto a Piazza Duomo con concentramento alle ore 14,30.

Da evidenziare la testimonianza dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris presente questa mattina al presidio di lotta.

Ero lì, per protestare contro l’uso politico della televisione pubblica da parte dell’amministratore delegato Roberto Sergio che schiera la radiotelevisione pubblica italiana a favore dello Stato d’Israele prendendo le distanze dal cantante Ghali che aveva osato parlare di genocidio. Il bilancio per chi ha chiesto giustizia per il popolo palestinese, la fine dell’occupazione israeliana, il cessate il fuoco, lo stop al genocidio e ai crimini di guerra dei sionisti israeliani, è di molte manganellate, con teste aperte e molto sangue. Tutti si devono schierare: o con gli oppressi o con gli oppressori. Io starò sempre dalla stessa parte della storia: per la Palestina libera fino alla vittoria

Ciro Crescentini

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