Luigi Sbarra, leader Cisl si schiera per i licenziamenti facili: “jobs act grande riforma. No al ripristino dell’articolo 18”

Una netta presa di distanza dalla proposta referendaria promossa dalla Cgil

I vertici nazionali della Cisl confermano di essere in favore dello smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, dei licenziamenti facili e delle leggi che legittimano la precarietà sul lavoro.

Eloquenti le ultime dichiarazioni del segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra: “il Jobs Act è stato una grande riforma. Mentre l’articolo 18 è ormai anacronistico”. Una netta presa di distanza dalla proposta referendaria promossa dalla Cgil sul ripristino dell’articolo 18. E, rimarcando le “diverse sensibilità” con Cgil e Uil, che intanto proseguono insieme la mobilitazione sulla sicurezza sul lavoro, va all’attacco, rinfocolando l’acceso dibattito a distanza che va avanti da giorni: “Sono indecenti e demagogici le presunte lezioni che altri vorrebbero dare alla Cisl”.

Il Jobs Act è tornato al centro del dibattito con la campagna referendaria della Cgil, che ha depositato in Cassazione quattro quesiti, di cui due riguardano proprio la riforma del lavoro promossa e attuata dal governo Renzi nel 2015: uno sul superamento del contratto a tutele crescenti, l’altro sull’indennizzo in caso di licenziamento illegittimo previsto al posto del reintegro per le piccole imprese, introdotti dal Jobs Act.

I quesiti sono stati pubblicati oggi in Gazzetta: il prossimo step sarà dunque la data per l’avvio della raccolta firme. La richiesta di superare il Jobs Act arriva anche dalla politica, con Alleanza Verdi Sinistra che si schiera contro una “controriforma” che ha “indebolito le tutele” e “mortificato” il mercato del lavoro. Ma la sfida del sindacato di Maurizio Landini non convince la Cisl, che si schiera invece a favore della riforma voluta soprattutto dai padroni della Confindustria. “Una grande riforma, non priva di lacune, ma anche con aspetti assolutamente positivi“, sottolinea Sbarra. “Oggi la vera tutela che dobbiamo conquistare si chiama formazione, si chiama investimento sulle competenze, si chiama apprendimento, conoscenza: è questo oggi il vero tema”, dice Sbarra che, ricordando i dati sull’occupazione in crescita non vedere “aria di precariato”, ma anzi un “orientamento a stabilizzare” i contratti.


E’ in questo contesto che il leader della Cisl mette in guardia dal rischio di riaccendere la battaglia sull’articolo 18. “Fare di tutta un’erba un fascio è sbagliato” ed è sbagliato soprattutto “rialzare oggi la bandiera anacronistica dell’articolo 18″, che è “foriera di tensioni e divisioni”, dice. “Rispettiamo le iniziative delle altre sigle sindacali – aggiunge – anche se sul merito ci sentiamo di affermare che non condividiamo”. Con Cgil e Uil, del resto, abbiamo “obiettivi comuni”, ma “ci sono sensibilità diverse”, ammette Sbarra.

Dunque, la Cisl conferma di essere un sindacato filo-governativo interessato unicamente ad entrare nei consigli di amministrazione aziendali svolgendo un ruolo “imprenditoriale” nella ripartizione dei profitti. Una sorta di organizzazione neo-corporativa composta da neo consulenti-mediatori filo-confindustriali lontana anni luce dai reali problemi dei lavoratori, precari, giovani, disoccupati

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