Sfruttamento e caporalato, aumentano i casi in Campania: e spuntano nuovi metodi

Un lavoratore: “Mi hanno fatto firmare un contratto per prestazioni occasionali senza avere malattie e ferie, ma svolgo l’attività di un dipendente”

Aumentano i casi di sfruttamento della manodopera, lavoro grigio, evasioni fiscali e contributive sui territori di Caserta e provincia. Casi gravissimi che avrebbero costretto i vertici dell’Asl di Caserta, la Procura della Repubblica, la Guardia di Finanza ad attivare monitoraggi, ispezioni a tappeto, verifiche delle rendicontazioni contabili, delle fatturazioni, controlli incrociati sulle movimentazioni contabili e sui conti correnti di molte società. In alcune cliniche e strutture per malati terminali convenzionate con l’Asl e altre strutture pubbliche, il ruolo di datore di lavoro viene svolto da prestanome, ‘teste di legno’. Spesso, i ‘veri padroni’, sono alcuni ‘consulenti aziendali’ o ex capomastri. Tantissime le denunce e le segnalazioni. In alcune strutture ubicate a Curti, Santa Maria Capua Vetere, medici ed operatori sanitari sarebbero costretti a sottoscrivere buste paga per importi corrispondenti ad un orario di lavoro inferiore a quello effettivamente prestato. Un vero e proprio sfruttamento. “Incassiamo meno di seicento euro al mese, la paga oraria di 5 euro lordi, mentre il nostro datore di lavoro riceve, incassa dall’Asl, 15 euro, il triplo per il pagamento delle retribuzioni”, racconta un lavoratore. Truffe sulla pelle della povera gente. Un sistema di organizzazione del lavoro alimentato da datori di lavoro legati al sistema politico affaristico e clientelare per procurarsi profitti ai danni dei lavoratori. Un giro d’affari gigantesco. Addirittura, alcuni datori di lavoro fino ad un anno fa hanno svolto il ruolo di sindaco o di consigliere regionale. Gravissimi casi di conflitto d’interesse. Utilizzo delle istituzioni come appendici, interessi privati. Sfruttamento legalizzato di lavoratori e lavoratrici in azienda convenzionate con strutture pubbliche. Gli infermieri, i medici o gli impiegati non sono alle dipendenze dirette delle cliniche ma di cooperative che nell’arco di un anno vengono puntualmente liquidate. E i pazienti, contribuenti del servizio sanitario, se capiteranno di essere ricoverati, non sapranno mai se chi accudisce o controlla le terapie è un infermiere dipendente della clinica privata o un addetto alle pulizie dipendente da una società di pulizie, cooperativa magari con il diploma da infermiere. In una struttura sanitaria privata di Curti addirittura un paziente è rimasto gravemente ustionato per colpa di una dipendente che non era in possesso di adeguata preparazione professionale. Un altro lavoratore di un noto hospice della provincia di Caserta racconta: “Mi hanno dato un turno normale con scritto mattino, pomeriggio e sera. Percepisco 5 euro l’ora – aggiunge il lavoratore – Mi hanno fatto firmare un contratto per prestazioni occasionali senza avere le malattie, le ferie, niente – continua il lavoratore – eppure svolgo l’attività di lavoratore dipendente, lavoratore subordinato e vengo comandato dal consulente aziendale che nei fatti è il mio datore di lavoro”. Dunque, emerge un nuovo schiavismo.

Ciro Crescentini

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