Napoli, consiglio: non passa la mozione. La vittoria di Pirro

Il tramonto del sindaco con la bendana che ha paura di passeggiare in città per evitare contestazioni

In Consiglio comunale a Napoli non passa la mozione di sfiducia al sindaco Luigi de Magistris. Sono stati 22 i voti contrari e 14 quelli favorevoli. Alla consultazione non ha partecipato il primo cittadino. Per fare in modo che la mozione passasse era necessaria la maggioranza assoluta e, quindi, il voto di 21 consiglieri. La vittoria di Pirro. I consiglieri della maggioranza sono divisi, alcuni dissidenti, compreso i protagonisti del famoso audio, hanno deciso di sostenere l’ex Pm per evitare lo scioglimento del consiglio, la perdita della poltrona e dello status, consapevoli, ormai, di non essere più rieletti. L’esperienza arancione è finita. Il sindaco non raccoglie più consensi in Città, individuato dai cittadini come responsabile dello sfascio. La fascia tricolore partenopea da tempo evita di passeggiare per le strade cittadine e o di recarsi nelle periferie.  La paura di essere contestato pesantemente dai cittadini hanno costretto il primo cittadino a viaggiare in auto blu e a partecipare alle inaugurazioni di mostre e ristoranti solo in tarda serata.  La figura del “sindaco di strada”, figura demagogica e populista, è una triste pagina ingiallita del passato. Il rapporto con alcuni fedelissimi si è rotto da tempo.

Foto di Velia Cammarano ufficio stampa Comune di Napoli

La sua mini associazione, demA è in agonia. Pochissimi iscritti, meno iscritti di un’associazione bocciofila di quartiere. In consiglio è emerso il malessere. Un malessere che segna il tramonto politico del sindaco con la bendana.  Significativo l’intervento del consigliere Carmine Sgambati, esponente della maggioranza che ha annunciato di lasciare il gruppo Agorà: ”Mi sento deluso e sfiduciato. La rabbia non si è placata, l’orgoglio non si è affievolito anzi si è approfondito. Non c’è nulla di cui mi pento anzi forse mi pento di aver detto meno di quanto avrei dovuto e di aver chiamato cicale coloro che oggi chiamo traditori”. Sgambati, affrontando il tema dell’audio pubblicato da La Repubblica alcune settimane fa e che lo vedeva tra i protagonisti, rivolgendosi direttamente al sindaco de Magistris ha detto: ”Che razza di democrazia è quella che vede il consenso e lo punisce e lo trasforma in reato e che invece di ascoltare i propri eletti li zittisce e li abbandona? Io oggi – ha affermato – sono venuto qui con le stampelle a non votarti la sfiducia ma a chiederti con grande rispetto di rispettare le mie scelte così come io faccio con le tue pur non condividendole’‘.

Foto di Velia Cammarano ufficio stampa comune di Napoli

Sgambati, nel corso del suo intervento, ha evidenziato come nel corso di questi circa nove anni di militanza in più occasioni siano state disattese le sue aspettative ‘di carriera’ in ultimo in occasione del recente rimpasto di Giunta che – ha detto – ”io stesso ho proposto al sindaco ma da cui sono stato escluso perché mi è stato detto che il primo cittadino ha voluto dare spazio ai giovani. Ebbene prendo atto che il sindaco contrario a tutte le forme di razzismo nei miei confronti adotta il razzismo anagrafico”. ”Mi sorge il dubbio – ha aggiunto – che per fare carriera bisogna fare un po’ di opposizione. Allora forse mi è venuta voglia di fare carriera”.  Dure le pareole di Mara Carfagna, vice presidente della Camera e consigliere comunale di Forza Italia. Rivolgendosi direttamente al primo cittadino, Carfagna ha affermato: ”Lei è prigioniero di gruppi che sfruttano la sua debolezza politica e sa che due anni così sarebbero una lenta agonia per lei e per la città. Stacchi la spina – è l’invito rivolto da Carfagna – faccia un gesto di coraggio e si metta da parte dando spazio a chi vuole salvare la città”. Un invito rivolto anche ai consiglieri di maggioranza. ”Chi sceglierà la continuità – ha ammonito – perderà la credibilità e il diritto di dire la sua nei prossimi mesi e anni. Napoli lo sa che il re è nudo. abbiate il coraggio di ammetterlo e comportatevi di conseguenza”. Puntuale il consigliere del Movimento 5 Stelle, Matteo Brambilla: ”La città sprofonda e non solo in senso lato senza che venga fornita alcuna risposta ai cittadini. Lei – ha detto il consigliere rivolgendosi direttamente al sindaco – potrà continuare a cambiare i nomi della sua Giunta ma la sostanza non cambierà. La sua esperienza di rivoluzione arancione è finita”. Secondo il consigliere de La Città, Roberta Giova,l’amministrazione ”dovrebbe avere l’umiltà di chiedere scusa per il fallimento. A lei è mancata l’umiltà di mettersi in ascolto della città che si è stancata di subire gli effetti di un’azione politica disastrosa. Questa sfiducia – ha sottolineato – è un atto denso di motivazioni’. La consigliera Marta Matano del Movimento 5 Stelle ha sollevato questioni di merito, atti d’accusa per il sindaco con la bendana:

Lei governa Napoli da oltre 8 anni e mezzo ed è ormai sotto gli occhi di tutti la sua contraddittoria gestione della cosa pubblica – ha sottolineato Matano Un grande sindaco è capace di assumersi le sue responsabilità, ma lei non ha mai mostrato in alcun modo di essere in grado di farlo e per noi cittadini non è accettabile che la responsabilità delle promesse non mantenute sia sempre imputata alle amministrazioni precedenti al governo regionale e al governo nazionale. L’incoerenza della sua azione amministrativa non va solo a discapito di noi cittadini, ma anche dei suoi collaboratori e dei dipendenti del comune. Si è mai chiesto perché a volte non riescono lavorare in modo efficace ed efficiente e al massimo delle loro possibilità? Forse è dovuto al fatto che si sono assegnati fino a 10 servizi ad un solo dirigente? O alla sostituzione di dirigenti di servizi fondamentali affrontando la questione con la stessa leggerezza con cui si cambia partner in un valzer? E che dire del cambio di 34 assessori e di 50 manager delle partecipate in 8 anni ed, in questi ultimi 2 casi, senza che le sorgesse il dubbio di non essere capace di scegliersi i collaboratori? Parole dure che sembrano siluri. Più che strategie operative vincenti, queste somigliano a giochi di prestigio, a fini elettorali, fatti sulle spalle dei cittadini tenuti in ostaggio da logiche personalistiche e da sofismi, cioè da ragionamenti e proclami in apparenza validi ma in realtà ingannevoli“. Matano si sofferma su alcune vertenze sociali e sindacali snobbate dal sindaco e dai consiglieri arancioni. “Emblematico è l’epilogo triste della vicenda che ha interessato le lavoratrici delle Terme di Agnano, crisi che lei, signor sindaco, qualche anno fa aveva annunciato di aver risolto salvando i posti di lavoro. ma è stato puntualmente smentito dai fatti. Lei ha permesso che delle lavoratrici di una partecipata del Comune di Napoli fossero sottoposte al ricatto di dover accettare il dimezzamento dello stipendio per non essere licenziate e meno male che lei sarebbe, almeno a parole, quello che difende il lavoro ed i diritti delle donne! Ma la cosa non ci stupisce. non a caso oggi siamo qui a discutere questa mozione di sfiducia!

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De Magistris ha replicato, caratterizzandosi con la retorica di sempre: “Abbiamo una visione di città ed anche la visione di un progetto politico e saremo in campo per la città e per il Paese sia per arginare le destre eversive sia perché siamo contro quella politica che guarda al compromesso morale perché noi facciamo politica solo per passione e amore di Napoli. Dipingere Napoli come una città allo sbando non è corretto”. Parole inutili. Parole patetiche di una persona che ha fallito. Ha fallito come tutti i populisti malati di protagonismo. E’ tutto finito. La mozione di sfiducia è stata respinta. La vittoria di Pirro.

Ciro Crescentini

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