Napoli, bluff del Comune: dirigenti Anm riducono stipendi d’oro del 10% per due mesi

Il governo cittadino e l’azienda partecipata continua a legittimare i superminimi. M5s: “Cca’ nisciun è fess”

Dopo gli articoli pubblicati da IlDesk.it, le denunce dell’Usb, la campagna mediatica condotta da alcune lavoratori sui social, l’amministrazione comunale di Napoli tenta di mettere una toppa sulla scandalosa vicenda dei 165 dirigenti Anm, azienda di trasporto locale comunale, che continuano a percepire stipendi e superminimi d’oro mentre 569 lavoratori e lavoratrici sono stati posti in cassa integrazione. Stando ad alcune fonti attendibili di Palazzo San Giacomo, nelle ultime ore ci sarebbe stato un giro di telefonate tra il vice sindaco Enrico Panini, alcuni sindacati consociativi, l’amministratore unico Nicola Pascale, l’amministratore unico di Napoli Holding Amedeo Manzo per rispondere in qualche modo all’indignazione dell’opinione pubblica ed evitare preventivamente eventuali interventi della magistratura. Alla fine la montagna ha partorito il topolino. I dirigenti sarebbero stati invitati a ridursi del 10 per cento degli stipendi di Marzo e Aprile per contribuire ad integrare il sussidio dei 569 cassintegrati. Una “soluzione” propagandistica e demagogica che non ha “incantato” o “folgorato” esponenti politici e sindacali.

Matteo Brambilla

MATTEO BRAMBILLA CONSIGLIERE M5S: “CCA’ NISCIUN E’ FESS”– “Ho sempre trovato, nella mia vita, insopportabile, chi pubblicizza la propria solidarietà, le proprie opere di bene e di volontariato. Mi hanno insegnato che le cose si fanno se uno si sente di farle, e basta. Ancora più odioso è far passare una cosa per un’altra e mascherare le cose importanti con “fumo negli occhi” – ha affermato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle, Matteo BrambillaAllora il signor X guadagna 150.000 -170.000 euro lordi all’anno, diciamo 12.000 euro lordi al mese. il 10% fa 1.200 euro,che per due mesi fa 2.400 euro. Gliene restano 147.600 euro tondi tondi. Ma lui “fa la parte” e si lava la coscienza, omettendo di dire che dal 2017 almeno avrebbero dovuto tagliargli il 30% dello stipendio o anche mandarlo a casa, visto che ha praticamente fatto fallire la “sua” azienda, da lui diretta, in quanto appunto dirigente, e omettendo sempre di dire che una delibera votata dall’Amministrazione e dal Consiglio Comunale, ovvero il suo “datore di lavoro”, prevedeva, sempre da anni, il taglio dei privilegi e dei superminimi – ha aggiunto Brambilla – Ma cosa volete, basta “far vedere” per qualche tempo, e poi nessuno si ricorderà… nessuno tranne il sottoscritto, che dal 2017 lo ricorda per gli “smemorati”, e che continuerà a ricordarvelo caldamente. Loro non si arrenderanno, ma gli conviene?

USB, UNIONE SINDACALE DI BASE: UNO SPOT PROPAGANDISTICO DI PALAZZO SAN GIACOMO E ANM – E’ un gesto che a nostro giudizio va collocato in una dimensione che attiene alle singole sensibilità umane e personali. È un gesto che non deve in alcun modo sovradeterminare o oscurare le problematiche che da tempo denunciamo, con altre organizzazioni sindacali, rispetto la malagestione del personale e la persistenza di un ventaglio di stipendi la cui sproporzione, a vantaggio dei redditi più alti, continua ad essere semplicemente scandalosa”. Così Marco Sansone, del Coordinamemto Regionale USB Lavoro Privato, in merito al taglio del 10 per cento degli stipendi dei dirigenti Anm, risorse che confluiranno nel fondo per i lavoratori. Il sindacalista, nel sottolineare che si giudica “positivamente questo gesto che avviene in un contesto di grave crisi sanitaria che si sta trasformando velocemente anche in crisi economica”, tuttavia evidenzia che “questa decisione non può essere un volgare spot propagandistico per la direzione aziendale di Anm, e conseguentemente del Comune di Napoli, che si rifiuta di affrontare con le organizzazioni sindacali la vergognosa questione dei superminini che trasferiscono cifre economiche considerevoli nelle tasche di funzionari, quadri e coordinatori d’ufficio percettori di tale bonus”. Il sindacato ribadisce “la necessità che tali privilegi andrebbero azzerati e aboliti definitivamente. Una decisione che sarebbe un atto da salutare come una vera inversione di rotta nella gestione di Anm”. L’Unione Sindacale di Base ricorda che sta chiedendo il commissariamento di Anm “per supposta malagestione e accertata inefficienza dell’attuale dirigenza non in grado di innestare un processo di rilancio e riqualificazione del diritto alla mobilità”.

Ciro Crescentini

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