
Con il giovane finiscono in manette altri suoi due uomini di fiducia. I tre sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di detenzione e porto illegale di armi, aggravate dall’aver agito per finalità mafiose
Era stato ferito al braccio in un misterioso agguato giorni fa, ritenuto la risposta alle ultime fibrillazioni di camorra tra centro storico e periferia, dovute alla strategia di avanzamento del gruppo di cui lui sarebbe il leader. Oggi Walter Mallo è stato arrestato dai carabinieri della compagnia Napoli Vomero, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea. In manette anche i 25enni Paolo Russo e Vincenzo Danise, considerati uomini di fiducia del giovane presunto boss. I tre sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso e di detenzione e porto illegale di armi, aggravate dall’aver agito per finalità mafiose. Il provvedimento, emesso con urgenza, è stato preso per evitare il proseguire dello scontro armato fra gruppi criminali.
L’INCHIESTA: LO SCONTRO CON I LO RUSSO – Alla base dell’ordinanza le intercettazioni captate in via Ianfolla, all’interno delle abitazioni di Carlo Lo Russo, fratello del boss Antonio e arrestato pochi giorni fa con l’accusa di omicidio: è il reggente dei “capitoni”, lo storico clan della zona di Miano che sarebbe in guerra con i Mallo. Ascolti però sono stati effettuati anche in casa di Walter Mallo. Oltre all’associazione a delinquere di stampo mafioso, a Mallo, Russo e Danise si contesta il possesso illegale di 4 pistole e un fucile sequestrati il 14 aprile scorso in un palazzo all’isolato 59 del rione don Guanella, roccaforte del gruppo. Il procuratore aggiunto della dda, Filippo Beatrice, in una nota sottolinea le mire dei Mallo che per “conquistare l’egemonia criminale del rione e il controllo, in particolare, delle piazze di spaccio, ha dato vita a uno scontro armato con il clan dei cosiddetti Capitoni egemone da anni”. Per gli inquirenti il contenuto delle intercettazioni ha “consentito di delineare uno scenario allarmante di sparatorie reciproche culminato nel recente ferimento del Mallo”.
CHI E’ IL GIOVANE BOSS CHE CITA CASTRO E CHE GUEVARA SUI SOCIAL – A 26 anni Walter Mallo si inserisce, secondo le ultime indagini, nella scia dei baby boss che terremotano la città a colpi di agguati e intimidazioni. E non sarebbe nemmeno tra i più giovani. Doppio mento e sguardo torvo, ha uno zio ammazzato negli anni ’90, quando era ritenuto legato al boss Costantino Sarno. Come tutti i suoi coetanei impigliati nelle inchieste di camorra, Mallo coltiva il proprio culto della personalità sui social network, circondato da schiere di fedelissimi plaudenti. Concedendosi anche qualche imprevedibile citazione barricadera, come il “Patria o morte” recante l’immagine di Fidel Castro e un Hasta la victoria, siempre di Che Guevara. Ma Mallo dispensa ai suoi adepti anche pseudo aforismi del tipo “La pazienza è saggezza” o sortite autocelebrative: “Il destino non ha potuto fare altro che abbassarsi ai miei piedi, ciò che voglio io lo raggiungo”. Quando deve descriversi, dice di sé: “Vengo dalla vecchia guardia, quella fatta da uomini con valori, la loro umiltà mi è stata trasmessa e la porterò avanti sempre. Il sangue onorato vincera’”. Sembra un proclama di guerra e le indagini vanno in quella direzione. Lo scorso 2 marzo infatti posta inequivocabilmente: “La punizione al disonore non avrà fine e sarà sempre l’inizio”. Oppure il più criptico “Questa è la nuova era, le nuove leve con il codice della vecchia guardia”, scritto a febbraio. Meno indecifrabile quanto afferma il 4 febbraio, quando a Miano viene ammazzato Giuseppe Calise, ritenuto un suo fedelissimo: “Fratello mio un’anima buona come la tua non meritava tutto questo, avrai potuto fare tutto lo sbaglio che diranno ma sono stati infami e la pagheranno ti amo peppi”.
NELL’APPARTAMENTO TROVATO UN PITONE – Mallo è stato arrestato in un appartamento dell’edificio 59 al Rione Don Guanella, del quale non era il legittimo assegnatario. All’interno anche un rettilario con un pitone. Nell’edificio 59 abitava anche Paolo Russo, finito in manette nell’operazione di stamane. Vincenzo Danise, il terzo degli indagati preso dei carabinieri, risiedeva invece a Giugliano.