Ai domiciliari sono finiti 3 sportellisti dell’ufficio di Giugliano di Poste Italiane e un tecnico di radiologia dell’ospedale Maresca di Torre del Greco
NAPOLI – La Procura di Napoli ipotizza una struttura che, usufruendo delle specifiche qualifiche e competenze tecniche, avrebbe consentito di costruire falsi infortuni all’interno di palazi assicurati presso la compagnia Generali-Ina Assitalia. Ai domiciliari sono finiti Marisa Cennamo, 50 anni, Ettore Pappagallo, 36 e Luisa Esposito, 52, tutti sportellisti dell’ufficio di Giugliano di Poste Italiane, e Pasquale Morvillo, 61 anni, tecnico radiologo all’ospedale Maresca di Torre del Greco. Le accuse: associazione per delinquere, falsità in atti pubblici e truffa.
L’INDAGINE – Le indagini, secondo la Procura di Napoli, hanno avuto avuto come filo conduttore le cadute apparentemente accidentali di persone in vari edifici, con conseguente simulazione di danni fisici. Sono 34 i casi di risarcimenti, per la somma complessiva di 400 mila euro, finiti sotto la lente degli investigatori. “Gli indagati – sottolinea il procuratore aggiunto della Repubblica, Alfonso D’Avino – avevano messo in atto una articolata struttura che ha consentito di costruire falsi infortuni all’interno di palazzi assicurati presso le Generali-Ina Assitalia. Questo sistema ha potuto funzionare grazie a testimonianze compiacenti e ad accurate relazioni mediche stilate nella forma del referto, proveniente da strutture sanitarie pubbliche e quindi, almeno a prima vista, ineccepibile nella sua genuinità. Infatti uno dei soggetti coinvolti nel meccanismo truffaldino utilizzava la propria qualifica professionale di tecnico di radiologia per stilare i certificati con dovizia di particolari medico-chirurgici inappuntabili”. “Nella seconda fase della truffa – allorquando era necessario riscuotere i proventi degli incidenti fantasma – intervenivano i dipendenti in servizio presso alcune succursali delle Poste Italiane – prosegue il magistrato – Costoro, profondi conoscitori dei sistemi di pagamento e riscossione degli assegni emessi a ristoro degli incidenti fasulli, procedevano alla negoziazione del titolo, così agevolando coloro che, complici della truffa, avevano simulato l’incidente fasullo”. Per l’accusa, in alcuni casi si innescava un meccanismo di doppia truffa, poiché “gli organizzatori riscuotevano in nome proprio il denato, non rispettando neanche il pactum sceleris stipulato con le false vittime dei falsi incidenti, il tutto proprio grazie al supporto tecnico dei dipendenti delle Poste Italiane”.