
Un atto ricognitivo tra le parti precisa i confini delle rispettive prerogative, nell’ambito della controversia aperta dal decreto del Viminale che conferisce all’istituzione ecclesiastica il potere di nominare 4 rappresentanti nell’organo di governo della cappella e del patrimonio del patrono
Una tregua, se non proprio una pace, tra due storici contendenti. La Curia di Napoli e la Deputazione della Real Cappella del Tesoro di San Gennaro hanno elaborato e sottoscritto un atto ricognitivo, col quale si riconosce che èla Deputazione, ente laico, è “l’organo di amministrazione, ordinaria e straordinaria”, della Cappella di San Gennaro”, mentre l’arcivescovo di Napoli, come delegato apostolico, “ha competenza per gli aspetti relativi all’esercizio del culto, espressione della fede cattolica, alla devozione per il Santo Patrono e alla coerenza spirituale delle attività della Cappella”. Un atto per chiarire le rispettive prerogative, a margine della controversia aperta dal decreto del Viminale che equipara la Deputazione alle fabbricerie, organismi che provvedono alla manutenzione delle chiese. Una scelta che apre la strada all’ingresso della Curia nella Deputazione, col potere di nominare 4 rappresentanti, e ha scatenato proteste di piazza a difesa della laicità della Deputazione, che per conto della città amministra anche lo straordinario tesoro di San Gennaro.
Contro il decreto, la Deputazione si è opposta notificando ricorso al Tar della Campania, al Ministero, alla Prefettura di Napoli e all’Arcidiocesi napoletana. Nell’atto, sottoscritto dal cardinale Sepe, arcivescovo di Napoli, e dalla Deputazione, si spiega che le parti “sono spinte dalla volontà di fare chiarezza e procedere verso una proficua collaborazione, confermandosi, reciprocamente, che l’unico e supremo obiettivo è la custodia, la promozione e la divulgazione del culto del Santo Patrono”. Curia e Deputazione auspicano quindi “che il Ministero dell’Interno tenga conto delle peculiarità e favorisca un epilogo che possa ridare serenità alla città di Napoli, scossa dalle ultime vicende relative alle incertezze inerenti alla qualificazione giuridica della Cappella e al governo della stessa”. Una svolta che il ministro Alfano non può fingere di non vedere.