
I lavoratori rimasti senza lavoro dopo l’internalizzazione del servizio del Comune. Alcuni denunciano le pressioni di faccendieri per accedere a diplomi e attestati di qualifiche dietro l’esborso di 3-4 mila euro, approfittando dell’incertezza sul futuro occupazionale: “Intervenga il sindaco”
L’amministrazione comunale di Napoli non ha individuato una soluzione in favore dei 106 lavoratori e lavoratrici che fino ad un anno fa si occupavano di garantire l’assistenza scolastica materiale nelle scuole materne e superiori in favore di circa 300 studenti portatori di handicap. Un importante servizio che veniva garantito da oltre dieci anni attraverso regolari gare d’appalto. Il governo cittadino di Palazzo San Giacomo, su proposta dell’assessore alle politiche sociali Roberta Gaeta, ha trasferito il servizio nell’azienda partecipata Napoli Servizi. Decisioni, scelte politiche ed amministrative sancite dalla delibera di giunta numero 853 del 20 dicembre 2016 e dalle ‘linee di indirizzo’ allegate al provvedimento. Decisioni politiche che hanno favorito ben 106 licenziamenti e lo smantellamento di un servizio che garantiva il diritto allo studio in favore di oltre 300 studenti portatori di handicap. Un diritto costituzionale. Un servizio prestato da lavoratori e lavoratrici dotati di grande professionalità. L’assessore Gaeta aveva promesso il rifinanziamento del servizio, individuando un apposito capitolo nel prossimo bilancio comunale. Ma a quanto pare, la promessa non sarebbe stata mantenuta. E non finisce qui. Stando ai bene informati, sarebbero in corso speculazioni sulla pelle dei 106 licenziati, sarebbero scesi in campo faccendieri e galoppini legati ad alcuni ambienti sindacali e politici.