Appalti sott’inchiesta nel Casertano, retata di politici e imprenditori dal Pd a Fi: 13 arresti

Le accuse vanno dalla turbata libertà degli incanti alla corruzione di pubblici ufficiali, passando per truffa ai danni di enti pubblici e abuso d’ufficio. Tra gli arrestati il presidente della provincia di Caserta, Angelo Di Costanzo, il sindaco di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello, e l’ex primo cittadino di Casagiove, Elpidio Russo

Secondo le indagini, le procedura di gara per l’assegnazione del servizio di igiene urbana – raccolta, conferimento, trattamento e smaltimento – e di altri servizi collaterali, nei Comuni di Alvignano, Piemonte Matese e Casagiove, sarebbero state manipolate per favorire ditte “amiche”. C’e’ anche il presidente della Provincia di Caserta, il forzista Angelo Di Costanzo, tra gli arrestati nell’operazione della Guardia di Finanza, disposta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere. I finanzieri hanno eseguito 13 arresti, 10 in carcere e 3 ai domiciliari. I Carabinieri hanno invece arrestato 7 persone, quattro delle quali finite ai domiciliari. E’ stato disposto il sequestro di beni e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 1,5 milioni di euro. Tra i destinatari del provvedimento giudiziario, oltre a Di Costanzo, anche sindaco del Comune di Alvignano, ci sono l’assessore all’Ambiente dello stesso Comune, Luigi Simone Giannetti, il sindaco Pd del Comune di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello, l’ex sindaco del Comune di Casagiove, Elpidio Russo, e il presidente del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, Pietro Andrea Cappella. Le indagini hanno consentito di portare alla luce quella che gli inquirenti ritengono essere un’organizzazione alla quale vengono contestati i reati di turbata liberta’ degli incanti, corruzione di pubblici ufficiali, truffa ai danni di enti pubblici e abuso d’ufficio. I reati sono stati compiuti nell’interesse di una azienda operante in vari settori e in varie regioni d’Italia e di altre società riconducibili al gruppo.

 

LE INDAGINI: TUTTO Eì PARTITO DA UNA DENUNCIA – Un grosso impulso alle indagini e’ stato dato da un imprenditore che lo scorso anno ha raccontato cosa era successo nel 2013 ad Alvignano, il cui sindaco era l’attuale presidente della Provincia, Angelo Di Costanzo, arrestato. L’imprenditore racconta di aver partecipato alla gara per l’affidamento del servizio di igiene urbana e che la Termotetti si l’era aggiudicata mediante un’offerta migliorativa costituita dalla costruzione di un’isola ecologica. L’inchiesta è partita da una denuncia che segnalava presunte anomalie nell’affidamento di appalti pubblici in materia di rifiuti in favore di società appartenenti al gruppo Termotetti. “L’area indicata dalla Termotetti per l’isola ecologia – si dichiara nella denuncia riportata nell’ordinanza a firma del gip Ivana Salvatore – non era del comune di Alvignano, ma un terreno agricolo di un privato quindi non idoneo all’ubicazione di un’isola ecologica”. L’imprenditore racconta anche che Alvignano era stata destinataria di un finanziamento regionale proprio per la costruzione di un’isola ecologica che non era attiva e di essere a conoscenza dei rapporti tra Di Costanzo e i vertici della Termotetti. “Dopo l’aggiudicazione della gara d’appalto – continua l’ordinanza- Di Costanzo e la moglie hanno iniziato a circolare con un’autovettura Porche di rilevante valore commerciale. La cosa mi aveva insospettito perché Di Costanzo si troverebbe in difficoltà economica, tanto da aver chiesto in prestito somme di denaro a persone del paese”. Secondo l’uomo, il sistema delle gare sarebbe completamente inquinato “e la tariffa che gli imprenditori offrono ai politici e’ del 10 per cento delle commesse”.  Fondamentali anche le dichiarazioni di Alberto Di Nardi della Dhi e di Antonio Scialdone, coinvolti in un altro procedimento collegato dello scorso dicembre. Il ‘sistema’ in grado di inquinare le procedure di affidamento degli appalti dietro corresponsione ad amministratori pubblico di denaro o altre utilità, sarebbe stato elaborato dallo stesso Scialdone, ex direttore generale del Cub, e da Francesco Raucci. Proprio predisponeva i bandi, i Comuni li facevano propri pubblicandoli, quindi venivano nominate le commissione di gara, formate da persone ritenute compiacenti dagli investigatori.

Dopola procedura di gara finiva poi alla Stazione Unica Appaltante (Sua), l’organismo che accentrando l’iter delle gare d’appalto avrebbe dovuto garantire legalità e trasparenza. Ma secondo le indagini le commissioni Sua erano formate da esponenti dei vari Comuni che orientavano poi l’aggiudicazione dei lavori.

Un altro dei maggiori successi, secondo la procura, messo a punto dal sistema, era quello dell’ottenimento, tramite affido diretto o gara, del servizio aggiuntivo di intermediazione nel servizio di smaltimento con il quale aveva ottenuto l’incarico di consegnare i rifiuti riciclabili e non alle piattaforme di conferimento. Successivamente, grazie al trucco delle pesate, le ditte riuscivano ad ottenere maggiori guadagni illeciti. “Una totale contaminazione del ciclo integrato dei rifiuti”, spiega il procuratore Maria Antonietta Troncone. Le misure cautelari, di fatto, hanno riguardato anche i due maggiori imprenditori operanti nel settore delle piattaforme di conferimento,  Francesco Iavazzi e Luciano Sorbo titolari della Impresud e Gesia.

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