Tav, Cgil divisa: Colla e Genovesi in favore, Fiom, Camere del Lavoro propongono opere utili

In favore dell’Alta Velocità anche la Lega, Forza Italia, Confindustria, Associazione Costruttori, Pd, Matteo Renzi, Fratelli d’Italia,

Le cosiddette “grandi opere”, in primis la Tav  hanno aperto una dura battaglia in Cgil tra gli esponenti della destra e dell’area progressista. Una seria questione, al centro del dibattito congressuale. Il congresso provinciale di Torino si è schierato apertamente contro la ‘grande opera’ con una mozione approvata con 163 voti a favore, 47 contrari e 22 astensioni nella quale “si contesta l’idea che il contrasto al declino di Torino possa avvenire attraverso le grandi opere”. Un sostegno alla linea assunta dall’amministrazione guidata da Chiara Appendino e alle scelte assunte dal consiglio comunale torinese schierati ‘senza se e senza ma’ contro la Torino- Lione”. In favore della Tav sono scesi in campo, Vincenzo Colla, candidato, sebbene non ufficiale, alla segreteria generale del sindacato e Alessandro Genovese segretario della Fillea, sindacato degli edili per i quali “la decisione del consiglio comunale di Torino e del governo di bloccare i lavori della Tav Torino-Lione è assolutamente sbagliata”. Le posizioni di Colla e Genovesi sono simili a quelle assunte da Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega,  Confindustria, Associazione Nazionale dei Costruttori,  giornali finanziari. Posizioni incomprensibili, prodotte da un consociativismo che ha prodotto solo danni e sconfitte.  Posizioni diventate minoritarie all’interno dell’organizzazione.

Avanzate, articolate, propositive le posizioni assunte da altri livelli e altre categorie. Significativa, per esempio,  la dichiarazione di Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino: “non c’è bisogno della Tav per il traffico merci né per i passeggeri. Non serve a nulla. Basta grandi opere che sfasciano il territorio e non servono alla maggioranza delle persone. Bisogna avere un’idea di sviluppo che permetta di avere risorse per fare investimenti per il territorio, per la mobilità urbana e regionale”.

Sulla stessa lunghezza d’onda  la Cgil, la Camera del Lavoro  di Torino che ha deciso di non partecipare alle manifestazioni indette dall’Unione Industriale, dal Pd e da Forza Italia “L’opinione della nostra Camera del lavoro, discussa e votata durante il congresso del 2014 – spiega la Cgil in una nota – non è cambiata. Chiedevamo nel 2014 di ‘riconsiderare, valutando attentamente le prospettive di movimentazione dei volumi delle merci in ambito transnazionale, l’opportunità, la praticabilità ed i relativi costi delle grandi opere previste, a partire dalle opere costose come la Tav’. Pensavamo e pensiamo che lo spostamento del trasporto dalla gomma alla ferrovia sia da perseguire, ma valutando i volumi delle merci e a partire dal potenziamento e dalla messa in sicurezza delle linee esistenti”. La Cgil conferma che “è necessario investire su opere utili ed immediatamente cantierabili agendo in funzione di priorità sociali, quali ad esempio la mobilità sostenibile e la messa in sicurezza del territorio”.

Dunque,  Torino, il Piemonte, le altre Città, le altre Regioni del nostro Paese hanno bisogno di “altre“, “vere grandi opere” ovvero un piano straordinario di interventi per garantire la manutenzione, la difesa del territorio, il recupero, il restauro dei centri storici, le infrastrutture primarie, il rifacimento delle reti idriche e fognarie, la ristrutturazione delle reti ferroviarie regionali, l’edilizia scolastica e ospedaliera. Osserviamo con  attenzione quanto  è accaduto negli ultimi giorni in Italia,  in Veneto, in Liguria, in Campania o in Sicilia, tanto per citare alcune regioni, a causa del maltempo e per colpa dell’incuria. Tra l’altro la manutenzione e il recupero prevedono un maggior numero di occupati perchè ci sono meno macchine. Invece,  con le cosiddette ‘grandi opere’ vengono sventrate montagne e valli, le aziende aggiudicatarie si trasformano in finanziarie senza dipendenti in organico, i subappalti si moltiplicano e l’occupazione aggiuntiva è inesistente.  Non è più utile usare i soldi pubblici per opere utili che creano della buona occupazione?

Molti si chiedono come mai la sinistra abbia perso consenso. Una delle risposte potrebbe essere data guardando alla Fillea, il sindacato degli edili della Cgil, che nella questione ‘grandi opere’ si è sempre schierato a favore di qualsiasi infrastruttura, non importa di che tipo o con quali conseguenze. Per il sindacato l’importante è dare lavoro alle persone, non gli interessa cosa e come: centrali nucleari, armi, expo, Olimpiadi, quartieri ghetto fatti da chilometri di palazzi, non importa;

Come se poi non ci fossero alternative per dare anche più lavoro alle persone di quanto non fanno le grandi opere; si potrebbero creare posti di lavoro proprio con la salvaguardia ambientale, con le energie rinnovabili, con la riqualificazione energetica edilizia, ma questi sono temi fantascienza per chi è interessato al consociativismo e nemmeno pensa o si accorge che le alternative ci sono e sono a portata di mano.

                                                                                                                            Ciro Crescentini

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