Strage Berlino, rilasciati i 4 fermati. Caccia ad Amri, il fratello: “Si è radicalizzato in Italia”

I provvedimenti sono avvenuti nel corso di diversi blitz effettuati dalle unità speciali tedesche in due appartamenti di Dortmund, in tre di Berlino e nel centro profughi a Emmerich sul Reno, in Nordreno-Vestfalia. Il fratello del tunisino ricercato: “Lo invito a consegnarsi alla polizia”

Si tenta di stringere il cerchio intorno al sospettato della strage. Ma sono state rilasciate le 4 persone fermate perché ritenute in contatto con il tunisino Anis Amri, il 24enne tunisino ricercato come presunto autore dell’attentato di Berlino. I provvedimenti sono avvenuti nel corso di diversi blitz effettuati dalle unità speciali tedesche in due appartamenti di Dortmund, in tre di Berlino (nei quartieri di Kreuzberg, Moabit e Prenzlauer Berg) e nel centro profughi a Emmerich sul Reno, in Nordreno-Vestfalia al confine con l’Olanda, nel quale Amri ha avuto il suo domicilio per diverso tempo. Le operazioni si sono svolte nelle prime ore del mattino.

Rintracciato in Tunisia dalla Bild Abdelkader Amri, uno dei fratelli del fuggitivo, ha spiegato che il 24enne “si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia”. E ha agginunto: “Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia”. Anche l’Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri che gli ha lanciato un appello: “Lo invito a consegnarsi alla polizia”.

Anis Amri era sbarcato in Italia nel 2011, ancora minorenne. Era stato portato a Lampedusa dove aveva partecipato all’incendio del centro di accoglienza. Dopo aver scontato 4 anni di carcere ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge.

Amri era arrivato in Italia nel 2012 ed ha poi raggiunto la Germania nel 2015. E’ stato fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d’identità italiano a Friedrichshafen, località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell’area di Kleve, al confine con l’Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato “almeno 12 nomi falsi” tra cui anche “un nome egiziano”, secondo la tv N24.

Nel mandato di cattura si sottolinea che è “armato e pericoloso”. Era già stato indagato dalle autorità del Nordreno-vestfalia per il sospetto di preparare un grave reato contro lo Stato: lo ha detto il ministro dell’Interno del Land Ralf Jaeger, in una conferenza a Duesseldorf.

Inoltre era stato rinchiuso per due giorni nel carcere di Ravensburg dopo che “il 30 luglio era stato fermato a Friedrichshafen per un controllo”, riporta lo Spiegel online aggiungendo che “due giorni dopo era stato però rilasciato”.

La Germania offre fino a 100.000 euro di taglia a chiunque fornisca informazioni che portino all’arresto del sospettato dell’attacco al mercatino di Natale a Berlino.

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