Ex lavoratrici accusano il titolare di una coop sociale
“O ci ridate i soldi o vi licenzio“. Il “cavallo di ritorno” sulla busta paga, almeno secondo quanto raccontato in aula da alcune lavoratrici di Agrigento, sarebbe stato obbligatorio e imposto con minacce esplicite e dirette. È entrato nel vivo, davanti al giudice monocratico, il processo a carico di un presidente di cooperativa che si occupa di assistenza sociale. L’imprenditore è accusato di estorsione e falsità commessa da incaricato di pubblico servizio. L’indagine della Procura di Agrigento e della Squadra mobile, che ha portato alla decisione del giudice di mandarlo a processo, scaturisce dalla denuncia presentata nell’agosto del 2016 da una ex dipendente della cooperativa sociale. La donna ha raccontato di essere stata costretta a restituire parte dello stipendio che formalmente le veniva erogato e che, se si fosse rifiutata, avrebbe perso il lavoro. Altre tre lavoratrici hanno raccontato la loro versione dei fatti. “il titolare della Coop chiedeva a tutti di restituire i soldi del nostro stipendio. Ci pagava con degli assegni che eravamo costretti a incassare in banca e prelevare del denaro, attorno al 10 per cento, da restituirgli in contanti“. La dipendente della coop ha precisato che “il nostro datore di lavoro era molto aggressivo, le sue non erano richieste tanto implicite. Ci diceva chiaramente che dovevamo fare così perché, in caso contrario, ci avrebbe licenziato. Quando qualcuno non era celere nel restituire i soldi veniva ripreso e sollecitato. Una collega, ad esempio, non riusciva più ad acquistare gli abiti e le scarpe al figlio perché era costretta a sottostare”.