Mobbing e stalking: “sono il padrone, fai come dico io”. Arrestato manager di un’azienda torinese

Cronometrava la pausa pranzo di una lavoratrice e la controllava con mail, chiamate e messaggi

Un amministratore delegato di un’azienda di sistemi tecnologici è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di stalking, mobbing e violenza privata nei confronti di una dipendente. La decisione è stata assunta dal Gip del tribunale di Torino. Il manager attuava ogni giorno un vergognoso sistema vessatorio. Non solo cronometrava la pausa pranzo della dipendente, ma la controllava con mail, chiamate e messaggi sul telefonino aziendale, anche di sera e nei weekend. “Io sono il padrone di quest’azienda e vi do lo stipendio. Voi dovete fare quello che dico io”, erano le sue parole.

LA DENUNCIA – L’indagine è partita in seguito alla denuncia presentata dalla dipendente dell’azienda nell’ottobre 2019, quando, ormai costretta a casa da giorni per una sindrome depressiva da stress in ambito lavorativo, si è rivolta ad un centro anti-violenza cittadino e poco dopo anche alla polizia, per porre fine a mesi di persecuzioni e umiliazioni messe in atto dal datore di lavoro. La donna veniva costantemente controllata dall’uomo dall’amministratore delegato. In più occasioni, poi, l’aveva anche fata oggetto, via mail, di accuse di mancanza di disponibilità e di comportamenti poco “fedeli”.

ANCHE LA PAUSA DI LAVORO VENIVA CRONOMETRATA – Al lavoro, l’amministratore aveva incaricato un capetto del suo staff a seguire l’operato e gli spostamenti della lavoratrice. A volte, era l’amministratore stesso a cronometrarne le pause pranzo, attendendola nel suo ufficio, manifestando senza remore una concezione padronale del rapporto di lavoro. Non di rado sono stati messi in atto dall’uomo subdoli escamotage per intralciare l’attività lavorativa della sottoposta e così screditarla anche agli occhi degli altri dipendenti.

LICENZIAMENTO INGIUSTIFICATO – L’uomo l’aveva poi sollevata dal suo incarico, assegnandole una nuova posizione che di fatto costituiva un forte demansionamento. Le vessazioni erano arrivate anche a riguardare questioni come il tenere aperta o chiusa la porta dell’ufficio. Il vissuto di costanti soprusi l’aveva costretta a rimanere per un certo periodo a casa (la donna accusava ormai un forte e perdurante stato d’ansia, attacchi di panico, insonnia notturna), durante il quale l’uomo le aveva inviato una lettera di licenziamento per giusta causa, in considerazione della sua insubordinazione nei suoi confronti.

IL MALORE DELLA LAVORATRICE – Il licenziamento era stato immediatamente revocato dall’altro socio dell’azienda, all’oscuro della decisione. Ma il 56enne, al rientro al lavoro della donna, le aveva fatto trovare l’ufficio privo di computer e la porta senza maniglia. La dipendente ha accusato un malore per il quale si è reso necessario l’intervento del 118. L’uomo ha anche tentato di intralciare i paramedici durante la fase dell’assistenza, comportamento che ha reso necessario l’intervento di una volante.

L’ARRESTO DEL MANAGER-MOBBER – Mercoledì è stato eseguito il provvedimento del giudice che ha disposto gli arresti domiciliari per l’amministratore delegato.

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