Mazzette ed escort a Montecarlo: arrestati il governatore ligure Toti, l’imprenditore Spinelli e l’Ad di Iren Signorini

Nell’inchiesta coinvolto anche un sindacalista della Cgil

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato arrestato questa mattina dalla Guardia di finanza. Toti, sottoposto agli arresti domiciliari, è accusato dalla Procura di Genova di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari a doveri d’ufficio, nonché di corruzione elettorale.

Nell’ambito dell’operazione sono state disposte misure cautelari per altri due personaggi del sistema di potere ligure: l’ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato e direttore generale della multiutility Iren e l’imprenditore del settore portuale Aldo Spinelli, ex presidente delle società di calcio Genoa e Livorno. Signorini è stato sottoposto alla custodia in carcere, Spinelli agli arresti domiciliari. A entrambi, nonchè a Roberto Spinelli – figlio di Aldo, sottoposto alla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale – sono state sequestrate disponibilità finanziarie e beni per un valore complessivo di circa 570mila euro. L’ordinanza, firmata dalla gip Paola Faggioni, è stata notificata a Toti in un hotel di Sanremo: alle 11, infatti, il governatore avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa con Flavio Briatore per la presentazione del nuovo “Twiga” (il noto stabilimento balneare versiliano) a Ventimiglia.

Aldo e Roberto Spinelli sono accusati di aver finanziato con un totale di 74100 euro il comitato elettorale di Toti in cambio di vari provvedimenti favorevoli, tra cui il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse e l’assegnazione di altri spazi portuali, nonché di un intervento nella vicenda della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, complesso destinato a diventare un resort di lusso.

Secondo la magistratura genovese, per le pratiche di competenza dell’Autorità portuale Signorini è stato corrotto con soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo, tutto pagato da Spinelli: in particolare, nel comunicato stampa diffuso dalla Procura di Genova si parla di “22 soggiorni di lusso a Montecarlo presso l’Hotel de Paris, per un totale di 42 notti, comprendenti anche giocate al casinò e servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia della struttura alberghiera durante il periodo estivo e la partecipazione ad eventi esclusivi, quali la finale del torneo internazionale di tennis “Rolex Monte Carlo Masters” o serate a tema con annesso spettacolo musicale, riservate ai clienti più importanti del Casinò di Monte Carlo per un valore complessivo superiore a 42mila euro, nonchè fiches per effettuare puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo, una borsa Chanel (regalo destinato a terzi) e un bracciale in oro marca Cartier del valore di 7.200 euro (regalo destinato a terzi)”.Spinelli aveva “la possibilità di disporre, durante un programmato viaggio a Las Vegas” alla fine del 2022, “di un’elevata quantità di denaro, attingendo dalle disponibilità” direttamente “dalle carte di credito” dell’imprenditore. Non solo: secondo l’accusa, Spinelli si era preoccupato anche del futuro professionale di Signorini, offrendogli “un incarico con retribuzione pari a trecentomila euro l’anno una volta terminato il mandato quale presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Ligure Occidentale”.

Esselunga nell’occhio del ciclone – Altre accuse di corruzione riguardano finanziamenti e favori a Esselunga, altro grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, mettendo fine allo storico dominio delle Coop. A Toti e al suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, viene contestato di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione della catena di supermercati e genero del fondatore Bernardo Caprotti, di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari per le elezioni comunali comunali 2022 sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo a Genova, di proprietà dell’emittente ligure Primocanale, grande sostenitrice dell’amministrazione regionale. La contropartita, secondo l’accusa, era l’impegno di sbloccare due pratiche relative alla apertura di due punti vendita della catena, rispettivamente a Sestri Ponente e Savona. Cozzani, ex sindaco di Porto Venere e braccio destro di Toti, è stato sottoposto agli arresti domiciliari; per Moncada invece è stato disposto il divieto di esercitare attività imprenditoriali. Indagato anche Maurizio Rossi, editore di Primocanale ed ex senatore di Scelta Civica (il movimento fondato da Mario Monti).

Pacchetti di voti, promesse di lavoro e alloggi – E non finisce qui. La Procura si è concentrata sui pacchetti di voti che avrebbero determinato il successo elettorale del partito fondato da Toti, Cambiamo!, che alle regionali del 2020 aveva ottenuto lo straordinario risultato del 22% (surclassando partiti della sua stessa maggioranza ben più radicati a livello nazione, come la Lega, 17%, Fratelli d’Italia, 10%, Forza Italia, 5,7%). Dietro quell’exploit ci sarebbero secondo gli inquirenti pacchetti di voti garantiti da personaggi vicini al clan mafioso nisseno dei Cammarata, originario di Riesi, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani. In questo filone Cozzani è accusato di corruzione elettorale con aggravante mafiosa, perché, per l’accusa, avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra, mentre Toti è indagato per il solo reato di corruzione elettorale. E ancora. “In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020”, si legge nel comunicato della Procura, entrambi “sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista”, non indagati.

Accusato di corruzione elettorale con aggravante mafiosa anche Venanzio Maurici, noto sindacalista della Cgil: secondo la Procura, in quanto “referente “genovese” del clan Cammarata, accettava la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia” in cambio del proprio voto alla lista di Toti. Maurici, che è stato alla guida della Fillea, il sindacato degli edili della Cgil e successivamente segretario di Filcams Cgil che rappresenta i lavoratori del commercio. La Cgil che in via cautelativa ha sospeso l’iscrizione di Maurici, ai sensi dello Statuto, in una nota, si dice: “fortemente preoccupata per quanto sta emergendo dall’indagine della Procura che sta coinvolgendo i vertici politici della Regione ligure ai massimi livelli, il sistema della gestione portuale e alcuni operatori economici. Il sistema del quale si legge nel comunicato della Procura fa tremare i polsi per il quadro che emerge dalle prime battute dell’indagine. A questo quadro già preoccupante si aggiungerebbe anche la presenza e la permeazione di organizzazioni mafiose. E’ importante che la Magistratura vada sino in fondo e faccia chiarezza sulle responsabilità politiche e individuali e trasparenza su uno degli asset produttivi più importanti della Liguria”

CiCre

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest