La “sinistra” feudale di Napoli

In questi ultimi giorni di campagna elettorale per le suppletive, a Napoli la cosiddetta “alleanza progressista” appare sempre più divisa e lacerata da faide interne di medievale momoria.

Fino a poco tempo fa Napoli sembrava essere la città che avrebbe dovuto ridare vitalità ad una sinistra imborghesita e corrotta dal berlusconismo e poi dal renzismo. Sulla scia del doppio trionfo elettorale del sindaco De Magistris, molti suoi militanti e simpatizzanti speravano e si auspicavano l’inizio di una riscossa, o, volendo usare una parola tanto abusata dai lacché e vassalli del primo cittadino della città partenopea, di una rivoluzione che, in seguito, avrebbe dovuto allargarsi a tutto il Paese. Ebbene, non solo di quella rivoluzione culturale e politica, fino ad oggi, non sembra esserci traccia, ma, in questi giorni di campagna elettorale per la elezione del senatore che dovrà sostituire il defunto Professor Franco Ortolani, appare ancora più evidente la natura retrograda di una “sinistra”, quella partenopea, in piena fase di disgregazione: una “sinistra” parodia di se stessa e faticosamente impegnata a mantenere quei pochi quartieri (veri e propri feudi), in cui sembra essere ancora maggioranza. A ben vedere, però, i personalismi e la mentalità feudale dominanti nello schieramento progressista formato dal duo inedito (fino a due mesi fa se ne dicevano di cotte e di crude!) DeMa/PD sembrano prevalere anche sulla logica della sopravvivenza, come dimostrato in occasione delle manifestazioni del 6 febbraio a Scampia contro la Lega. In principio era prevista un’unica marcia: quella organizzata da una parte della cittadinanza e da alcuni comitati, indipendenti rispetto alla “sinistra” di palazzo San Giacomo, per ribadire il rifiuto del quartiere verso qualsiasi iniziativa politica del partito di Salvini, il quale, come noto, ha sempre mostrato disprezzo per questo territorio, e, in generale, per la città di Napoli. Nello stesso giorno, infatti, si sarebbe dovuta tenere nella sala del consiglio municipale un’iniziativa del Carroccio, poi annullata, in favore del candidato del centro-destra Salvatore Guangi. Il 6 pomeriggio, però, a sfilare contro la destra xenofoba e fascista non c’è stato un solo corteo, bensì due: il PD, DeMa e tutti i comitati e le associazioni di Scampia che ad essi fanno riferimento hanno deciso per una iniziativa tutta propria, rinunciando all’unità in nome dell’opportunismo politico. Gli organizzatori della manifestazione originaria non volevano che la loro iniziativa fosse strumentalizzata a fini politici: loro unico obiettivo era quello di ribadire la dignità di un quartiere molte spesso denigrato ingiustamente proprio da chi, quel giorno, voleva farne lo sfondo per la propria passerella politica. Per questo motivo avevano esplicitamente preteso che non ci fossero bandiere di partito e movimenti (leggi soprattutto sardine). Ma probabilmente, al di là delle dichiarazioni di facciata di questi anni, alla segreteria cittadina del PD e di DeMa la volontà e soprattutto, la dignità dei cittadini di Scampia e della periferia nord di Napoli interessano poco o niente: quel giorno, infatti, associazioni, comitati, centri sociali ed esponenti politici vicino a De Magistris e al suo candidato Sandro Ruotolo, hanno deciso di non appoggiare la suddetta iniziativa, ma di darne vita ad una propria con chiari intenti elettorali. In questo modo, quella che poteva essere un’occasione per ricompattare le fila di una sinistra in profonda crisi, si è trasformata in una faida medievale tra guelfi e ghibellini. I rappresentanti locali di Dema e del PD hanno dimostrato ancora una volta che dell’antifascismo, di cui tanto si lavano la bocca, gli interessa poco: proprio come il loro principale competitore Salvini, l’essenziale per loro è conservare il potere, e in nome di questo potere, proprio come Salvini, sono pronti a mortificare la dignità di un intero quartiere e di un’intera città. Questi signori hanno perso di vista anche i principi più elementari della Sinistra: la solidarietà e lo spirito di unità. Di questo passo riusciranno nell’impresa di far vincere il peggior candidato che la destra napoletana poteva mai proporre. Che aggiungere, se non un ironico: bravi compagni… continuate così!

Antonio Sparano

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