Giornata della memoria, mezzo milione sfila in Italia contro le mafie

A Locri la manifestazione nazionale dopo la scritta contro don Ciotti: “Siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare”

Un fiume di persone per dire ancora no alle mafie. E’ la XXIIesima giornata della memoria promossa da Libera in tutta Italia. In 25mila marciano a Locri, per la manifestazione nazionale, e mezzo milione in tutto il resto del Paese. “Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell’ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare”. Sono le parole in apertura della manifestazione di don Luigi Ciotti dopo le scritte offensive (“Don Ciotti sbirro”) comparse ieri a nel paese calabrese, sui muri del Vescovado che ospita il fondatore di Libera. In testa al corteo i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest’anno: “Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”. Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia.

“La prima mafia – dice don Ciotti – si annida nell’indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall’altra parte. L’omertà uccide, la verità è la speranza”. “Coraggio e umiltà – aggiunge – non richiedono eroismi ma generosità e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono inseparabili. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca, ma anche di chi li difende troppo debolmente o peggio si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze. La legalità non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, ma un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persona sociale ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull’assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile”.

 

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