Lo storico dirigente del Pci aveva 100 anni

ROMA – E’ morto a Roma Pietro Ingrao, uno dei padri della sinistra italiana, storico dirigente del Pci e ex presidente della Camera. Ingrao aveva compiuto 100 anni il 30 marzo scorso.

 

LA VITA – Ingrao nasce a Lenola, in provincia di Latina, il 30 marzo del 1915, da una famiglia di proprietari terrieri dell’alta borghesia locale, ma con radicate tradizioni liberali. Nel 1936 l’aggressione franchista alla Repubblica spagnola rappresenta per lui uno spartiacque: intensifica i contatti con altri giovani antifascisti, e, tramite questi, con l’organizzazione clandestina del Pci.
Come spiega la biografia pubblicata sul sito personale, nel 1942, dopo l’arresto di molti componenti del suo gruppo, Pietro entra in clandestinità, e opera tra Milano e la Calabria. Il 26 luglio 1943 organizza con Elio Vittorini, a Milano, il grande comizio di Porta Venezia.
Nel 1947 Ingrao è nominato direttore dell’Unità, incarico che ricoprirà fino al 1956. Nel ’48 entra nel comitato centrale del PCI e viene anche eletto deputato per la prima volta: sarà rieletto per dieci legislature consecutive, fino a quando, nel 1992, chiederà di non essere ricandidato. Nel 1956 entra nella segreteria del PCI, dove resterà per dieci anni. Nello stesso anno, vive drammaticamente la repressione della rivolta ungherese: tuttavia si schiera a fianco dell’URSS, cosa di cui anni dopo si pentirà pubblicamente. All’XI Congresso del PCI, nel 1966, rompe la liturgia comunista rivendicando il “diritto al dissenso”; diventa così punto di riferimento per l’ala sinistra del PCI, e per chi vuole rifondare l’identità comunista rompendo con lo stalinismo. L’espulsione dal partito dei fondatori della rivista “Il Manifesto”, cui Pietro era molto legato, rappresenta un momento di crisi profonda, ma non interrompe l’intenso dialogo con questi compagni e soprattutto con i movimenti sociali, esplosi in Italia nel “biennio rosso” 1968-’69 – in particolar modo con le lotte operaie e con l’esperienza innovatrice del “sindacato dei consigli”.
Nel 1968 Ingrao è eletto presidente del gruppo parlamentare comunista della Camera dei Deputati.
Il 5 luglio 1976 è eletto presidente della Camera dei Deputati, e in questa veste, nel 1978, vive in prima linea i giorni drammatici del sequestro e dell’assassinio del Presidente DC Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Resterà in carica fino al ’79, anno in cui chiederà di essere sollevato dall’incarico. Nel 1989, Ingrao si oppone alla svolta di Achille Occhetto che trasformerà il PCI in PDS, ma è contrario ad ogni ipotesi di scissione. Nel 1991 aderisce al PDS, come leader dell’area dei Comunisti Democratici. Abbandona il partito nel ’93, aderendo poi a Rifondazione comunista, cui rimarrà iscritto fino al 2008. Tra la fine del secolo e i primi anni del nuovo millennio, Ingrao si dedica soprattutto all’attività di riflessione e di scrittura, senza rinunciare ad un impegno diretto sui grandi temi del nostro tempo: la pace, il razzismo, le lotte operaie, la democrazia. Nel 2007 pubblica la sua autobiografia, “Volevo la luna”.

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