Inchiesta cricca, bufera su Alfano per i casi di padre e fratello. Le opposizioni: “Dimettiti”

Il titolare del Viminale: “Barbarie le intercettazioni su mio padre”. Il M5S: “Le telefonate inchiodano il ministro degli Interni”

Bufera sul ministro degli Interni, Angelino Alfano: ci sarebbe anche il suo nome nelle intercettazioni allegate all’inchiesta della Procura di Roma per corruzione e riciclaggio. Alfano, secondo quanto riportato da diversi quotidiani, viene citato per l’assunzione di suo fratello alle Poste.

Accertamenti su diverse nomine in società apparse nell’inchiesta della procura di Roma, compresa quella sull’assunzione del fratello di Angelino Alfano a Postecom, sono stati eseguiti dalla procura di Roma e dai finanzieri del nucleo di polizia valutaria prima dell’operazione culminata nell’emissione di 24 misure di custodia cautelare tra carcere e domiciliari.

Le verifiche in questione non hanno determinato formali contestazioni di reati. Il tutto, secondo quanto si è appreso, per verificare l’attendibilità di Raffaele Pizza, considerato al vertice dell’organizzazione specializzata nel condizionare nomine presso società private e influenzare appalti pubblici. Lo spunto per questi accertamenti è scaturito anche da un’intercettazione del 9 gennaio 2015 in cui Pizza, fratello dell’ex sottosegretario Giuseppe, rivendica di essere stato lui a far assumere Alessandro Alfano.

“Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto ‘pressioni’ presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni”. Lo dice il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, aggiungendo che è “indegno” dare credito a “due signore che parlano, anche insultandomi” e “non so chi siano”. “Le due signore che parlano, anche insultandomi – rileva Alfano, riferendosi all’intercettazione in cui la segretaria di Raffaele Pizza parla di 80 curriculum per Poste Italiane inviati dal padre del ministro – non so chi siano, ma quell’uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato”. “Nel frattempo – aggiunge – il contenuto reale dell’inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati”.

Le opposizioni: Alfano si dimetta – “Ministro Alfano, faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l’assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell’Ordine. #angelinoacasa”. Così Matteo Salvini su Facebook commenta la vicenda che vedrebbe coinvolto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

“Poste Italiane SpA, sta per “Poste Italiane Società per Alfano”? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni” lo dichiarano i capigruppo M5S di Camera e Senato Laura Castelli e Stefano Lucidi. “Tra l’altro il caso dell’assunzione del fratello di Alfano fu denunciato nel 2013 dal Movimento 5 Stelle il 18 settembre 2013 in una interrogazione a prima firma Andrea Coletti che non ha mai avuto risposta” continuano Castelli e Lucidi. “Chiediamo le immediati dimissioni del ministro degli Interni, se vuole per chiederle siamo pronti ad inviare un raccomandata senza ricevuta di ritorno tramite “Poste Società per Alfano”…”, concludono i capigruppo M5S.

“Siamo al terzo grave scandalo che vede coinvolto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel giro di poco più di tre anni. Il primo risale all’inumana estradizione di Alma Shalabayeva e dei suoi figli, il secondo riguarda lo spostamento del prefetto di Enna ad Isernia su cui sta indagando la Procura di Roma e adesso il suo nome è nuovamente nelle carte di un’altra inchiesta insieme al padre e al fratello. E’ chiaro che la misura è colma, per questi motivi il gruppo parlamentare di Alternativa Libera – Possibile, chiede al Ministro Alfano di rassegnarsi e di rassegnare immediatamente le dimissione per togliere il Paese e se stesso da questo imbarazzo senza dover costringere il Parlamento a votare una mozione di sfiducia”. Lo affermano i capigruppo di Possibile e Alternativa Libera, Pippo Civati e Massimo Artini.

 

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