Napoli, gli alberi della Villa Comunale muoiono per colpa della Linea 6

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

È di questi giorni la notizia che il Comune di Napoli ha richiesto ad un’associazione privata una sorta di “assistenza” per la cura del verde nella Villa Comunale. Al di là di tanta retorica sui “beni comuni”, di fatto il Comune non riesce a prendersi cura dei residui spazi verdi della città. Questo è ancora più grave nel caso della Villa Comunale che, invece, avrebbe dovuto essere uno dei luoghi del riscatto della funzione sociale e ricreativa di tali spazi pubblici.

Ma la tutela del verde e dei luoghi storici della città da troppo tempo non viene presa a cuore. Al contrario, in questi anni si è tollerato addirittura lo scempio contro la natura, contro la storia dei luoghi e contro le leggi dello Stato: l’invasione dei cantieri della Linea 6 negli spazi della Villa. Va ricordato, infatti, che la Villa Comunale di Napoli è un bene pubblico soggetto a vincolo storico artistico di cui alla legge n. 1089/1939, al vincolo paesaggistico secondo la legge n. 1497/1939 (imposto con D.M. 27 maggio 1958) ed al vincolo previsto dall’art. 82, lett. a) D.P.R. n. 616/1977 perché territorio costiero.

Non ha ricevuto la dovuta attenzione da parte degli enti preposti alla tutela e alla manutenzione il fatto, per esempio, che i lavori della Linea 6 abbiano causato la morte di tanti alberi della Villa, molti dei quali sono stati abbattuti come se fosse stato un intervento di normale prassi amministrativa.

Ma perché gli alberi della Villa muoiono?

Lo spiegano gli studi scientifici del geologo Riccardo Caniparoli, presenti nel libro “La Metrocricca”. Questo libro, pubblicato in collaborazione con “La Voce delle Voci”, racchiude la storia di una lunga battaglia condotta dalle Assise della Città di Napoli in difesa dei luoghi interessati dai lavori della Linea 6. Caniparoli spiega, nei suoi studi, che i lavori di scavo in profondità per la costruzione della Linea 6 sono andati a creare, di fatto, una “diga” che ha stravolto il naturale equilibrio sotterraneo tra le acque dolci provenienti dalle colline e quelle del mare. La “diga” blocca i flussi dell’acqua dolce collinare e ora, per questo motivo, gli alberi si nutrono prevalentemente di acqua marina che ne provoca la morte.

I lavori di scavo, inoltre, sono andati a stravolgere l’equilibrio idrogeologico di tre falde acquifere presenti, a diversi livelli, nel sottosuolo dell’area interessata. Una di queste è di acqua termale. Una volta che tale equilibrio viene stravolto, le acque non hanno più la possibilità di defluire naturalmente, com’è sempre avvenuto, e, soprattutto per quanto riguarda la falda di acque termominerali in pressione, iniziano a salire verso la superficie. Questa è la causa di allagamenti e crolli che si sono avuti in questi anni, nonché delle infiltrazioni (e dei crolli) che hanno determinato la chiusura al traffico della Galleria Vittoria e delle macchie scure che si vedono, a occhio nudo, sulle mura di Castel Nuovo e di Palazzo Reale, lato Molosiglio.

Ne “La Metrocricca” potrete trovare tutta la storia di uno scempio ambientale, la storia di lavori che sembrano infiniti e dai costi economici sconsiderati, la storia di danni ai monumenti e alla qualità della vita dei cittadini.

Di fronte alla propaganda, all’eterna promessa di uno “sviluppo” che non si vede mai, dopo più di trent’anni dall’inizio dei lavori, i cittadini hanno il diritto di conoscere la verità sulla Linea 6. Lo si deve ai cittadini, che hanno il diritto di sapere, perché questi lavori hanno un impatto sulle loro vite e sono stati finanziati con i loro soldi.

Antonio Polichetti

Saggista e curatore de “La Metrocricca” “La Metrocricca” è gratuitamente scaricabile al seguente link: http://www.lavocedellevoci.it/2021/03/12/la-metrocricca/

Condividi sui social network
  • gplus
  • pinterest