Navigator campano scrive a Mattarella: “Spieghi a mio figlio perché io non lavoro”

L’appello-sfogo di Carlo Del Gaudio, uno dei 471 vincitori della selezione in Campania, bloccati dal conflitto tra Regione e governo: “Presidente, mio figlio ha perso la madre a 4 anni, ha subito la mia precarietà, mi ha visto studiare per il concorso e ha gioito con me il giorno in cui sono uscite le graduatorie. Gli faccia ora capire perché il papà e gli altri che hanno acquisito il diritto di lavorare, non possono farlo. E intervenga dall’alto del suo ruolo”

“Illustrissimo Signor Presidente, sono Del Gaudio Carlo cittadino Italiano vincitore della selezione nazionale Anpal Servizi spa per la figura professionale navigator per la Regione Campania, e padre di un minore di circa 13 anni, le scrivo in entrambi le qualità, ma è soprattutto nella seconda veste che mi auguro una sua cortese risposta nella sua funzione di Primo Cittadino, Padre e Tutore dei nostri Valori Costituzionali; trovi Lei le parole, perché purtroppo io le ho terminate”. Così inizia una lettera inviata al capo dello Stato, Sergio Mattarella, da uno dei 471 vincitori campani del concorso per navigator. Sono tutti intrappolati in un limbo, a causa del conflitto tra Regione Campania e governo. Ad oggi, il governatore De Luca non intende firmare la convenzione con l’Anpal, per consentire ai navigator di prendere servizio nei centri per l’impiego, e avviare l’orientamento professionale dei percettori del reddito di cittadinanza. Carlo Del Gaudio, napoletano residente a Serino, in Irpinia, ha superato la selezione per uno dei 77 posti in provincia di Salerno.

 

 

“Come genitore e nel compito di educatore tra le mille difficoltà della vita – scrive Del Gaudio – ho sempre cercato di contribuire alla formazione di mio figlio nel rispetto degli altri, nella dignità delle proprie condizioni, nella cultura della meritocrazia e della giustizia. Io purtroppo le mie parole e gli esempi li ho terminati, sarà di sicuro un mio limite, ma il mio ruolo e responsabilità genitoriale non può andare oltre a ciò che è umanamente sostenibile e moralmente accettabile”.  L’appello a Mattarella fa leva anche su sentimenti paterni.

“La prego Signor Presidente, spieghi Lei ad un a ragazzino che comincia il suo percorso di adolescente che – si legge nel testo – ha accettato la perdita della madre quando aveva solo 4 anni e che ha attraversato tutte le peripezie delle condizioni di disoccupazione del padre, un ragazzino che ha conosciuto tanti, troppi, “No” e di questi non si è mai lamentato e di contro a cui tutto ciò che è stato promesso è sempre stato dato, non tradendone mai il rapporto di fiducia e il riferimento genitoriale”. “La prego Signor Presidente, spieghi Lei ad un ragazzino che – aggiunge – vedeva il padre studiare e prepararsi per la selezione ed interveniva sui quiz di logica e matematica dicendo la sua, partecipando, e che nel giorno che uscirono le graduatorie gli occhi brillavano di gioia e comunicavano, allora è possibile anche per me realizzare i miei sogni, con l’esclamazione “abbiamo vinto”’.

 

 

“La prego Signor Presidente – prosegue la lettera -, spieghi Lei ad un ragazzino che ha visto in tv tutti coloro che hanno fatto lo stesso percorso del Padre in tutte le altre Regioni d’Italia, che oggi hanno un contratto, si stanno formando ed hanno ottenuto attraverso il merito la dignità del lavoro conquistato e che ti chiede “e Noi, allora, abbiamo perso, che cosa abbiamo sbagliato, siamo sfigati, il merito non serve, non è giusto”. Il navigator continua nel suo appello, che è anche uno sfogo. “La prego Signor Presidente, spieghi lei ad un ragazzino il “teatrino della politica” anche sulla sua pelle, io ci provo e non ci riesco, io ho terminato le parole. La prego Signor Presidente, spieghi lei ad un ragazzino che la sfiga non esiste e tutto si supera, nella dignità della propria condizione, con lo studio, l’impegno e il merito, che è questa la strada per diventare uomini e cittadini; io con il mio esempio non ci sono riuscito e non per mia volontà e non voglio che si perda nell’oblio dell’irrazionale e del tutto è inutile, perché sono momenti e fatti che lasciano tracce profonde nell’animo adolescenziale difficili poi da cicatrizzare”.

 

 

“Signor Presidente – ammonisce Del Gaudio – ai ragazzi non bisogna mai deluderli e le famiglie e le Istituzioni non possono farlo; gli possiamo chiedere sacrifici e privazioni ma mai non riconoscergli ciò che hai promesso, un aiuto concreto ed un sostegno per inseguire i loro sogni, probabilmente ho sottovalutato per mia colpa il teatrino della politica e degli interessi nel quale sta soffrendo e naufragando oltre ogni ragionevole conflitto questo paese malato”.

Nella parte finale della lettera, il vincitore di concorso invita Mattarella a intervenire, per sbloccare l’impasse. “Signor Presidente la prego – afferma – trovi Lei le parole, per tutti i ragazzi di questo paese e dia esempio, intervenga, è una sua responsabilità e prerogativa istituzionale, chieda nei modi e termini che riterrà più opportuni, dall’alto del suo ruolo e Istituto che termini al più presto questo vergognoso teatrino politico e conflitto, che produce malessere e una palese ingiustizia e discriminazione per 471 famiglie, che nega servizi essenziali unica Regione in Italia e soprattutto in una Regione dove le difficoltà del vivere già sottopongono a dura prova la popolazione e che fa danni collaterali molto gravi e mai troppo denunciati e portati all’attenzione generale, troppo spesso chiusi per pudore nelle segrete stanze della famiglia”. Adesso, la parola passa al Colle.

Gianmaria Roberti

Lettera-a-Mattarella

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