In un colloquio con una testata web il presidente Figc parla di “ebreaccio”, a proposito di un commerciante, e sugli omosessuali dice: “Teneteli lontano da me”

ROMA – Quale oscuro rapporto lega Carlo Tavecchio e le gaffe politicamente scorrette? E’ l’interrogativo che rimbalza sul calcio italiano, dopo l’ennesima bufera. Un polverone aperto dal Corriere della Sera, che sul sito web pubblica l’audio di un colloquio tra il presidente Figc e  il quotidiano online Soccerlife lo scorso giugno. Tavecchio parla della sede della Lega Nazionale Dilettanti, comprata da quell’”ebreaccio” di Anticoli. Si tratta di un commerciante romano che amministrava la società immobiliare da cui la Lega, allora presieduta da Tavecchio, acquistò l’immobile per circa 20 milioni di euro. “Non ho niente contro gli ebrei – dice il presidente Figc – ma meglio tenerli a bada”. E come se non bastasse: “Niente contro di loro, ma tenete lontano da me gli omosessuali, sono normale”. Stavolta si riferisce ad un’altra persona di cui si parlava nella conversazione. Contattato dal quotidiano, Tavecchio replica: “Sono evidentemente vittima di un ricatto, non ricordo le parole usate in quella conversazione, che potrebbe essere manipolata”. Ma il presidente federale non è nuovo a casi del genere: prima di essere eletto, tra mille polemiche, fu coinvolto nel celebre caso Optì Pobà. Ossia un immaginario calciatore africano, preso ad esempio in un discorso pubblico, che  “prima mangiava le banane, ora gioca titolare nella Lazio”. Per queste parole Tavecchio è stato sospeso per 6 mesi dalla Fifa. Nonostante tutto, il calcio italiano lo ha eletto con voto plebiscitario al soglio presidenziale.

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