Nasce “Napoli Direzione Opposta” l’organizzazione dei collettivi e comitati sociali
A Napoli, nasce una rete, un collettivo, una confederazione composta da operai, studenti, disoccupati, precari per provare a rappresentare e possibilmente risolvere i problemi di chi non può comprare i pannolini alla propria figlia, dei lavoratori alle prese di provvedimenti disciplinari o ai tagli sulle buste paga, ai disoccupati disposti a fare qualsiasi “fatica” per racimolare qualcosa, agli ex-commercianti che non hanno neanche più un tetto dove dormire.
Nasce NDO, Napoli Direzione Opposta, una struttura organizzativa che tenterà di costruire una proposta politica e programmatica per mobilitare chi è vittima di un modello di società basato sulla disuguaglianza sociale, le discriminazioni, la povertà, la miseria, la disoccupazione.
Saranno parte integrante di Ndo tutte le realtà politiche e sociali nate negli ultimi anni in Città: Iskra, Zero81, Magnammece O’ Pesone, Scugnizzo Liberato, Lido Pola e Casa del Popolo di Villa Medusa con il pezzo dei movimenti di Bagnoli
Il Desk ha contattato un portavoce del nuovo collettivo politico, Eduardo Sorge, giovane militante politico flegreo
Nasce una confederazione di diverse realtà sociali. Quali sono gli obiettivi immediati?
L’obiettivo è rivolgersi alle migliaia di persone, lavoratori, studenti, precari, disoccupati, migranti, a tutti e tutte coloro che si organizzano e resistono alla povertà, alla crisi, all’emarginazione, all’aggressione sui territori e alla distruzione dei diritti sociali. L’obiettivo è rafforzare l’organizzazione e trovare e puntare un programma politico comune alle esperienze di resistenza alla crisi basate sul mutualismo, sul fare comunità e di lotta che si sono sviluppate nella nostra città e che oggi necessitano di un orizzonte politico trasformativo.
I movimenti sociali e le esperienze di autorganizzazione dal basso possono realizzare proposte politiche e alleanze sociali nelle città, per far sì che da queste esperienze nasca un’idea alternativa di società. Costituire uno spazio comune per raccontare e presentare questo lavoro di organizzazione e confederazione, che definiamo “Napoli Direzione Opposta” per un processo di federazione e organizzazione comune. Un primo passo necessario, ma non sufficiente. Insomma il primo obiettivo è dare una risposta concreta questa esigenza di aprire un processo nuovo e siamo convinti di non essere i soli a coltivare quest’esigenza e questa disponibilità: invitiamo perciò quanti sono interessati a prendere parola ed avviare il dibattito. Abbiamo proposte e idee che vorremmo confrontare con altri. In questi mesi costruiremo con tante e tanti altri momenti di discussione ed il 2 dicembre a Napoli presso il maschio Angioino presso la Sala dei Baroni, per riaggiornarci sul processo confederale annunciato ieri alla Galleria Umberto I di Napoli.
Siete orientati a confederarvi con altre realtà del Paese?
Partiamo dalla nostra città ma necessariamente guardiamo allo spazio nazionale, europeo ed internazionale.: mettere in discussione gli equilibri e i rapporti di forza, far scoppiare le contraddizioni e le conseguenze della crisi capitalista con le quali costantemente ci scontriamo, sulla base di un programma e di obiettivi politici condivisi; lavorare assieme per un movimento di resistenza e di alternativa a un presente che non ci basta. In questi anni siamo stati in Grecia, in Spagna, in Kurdistan ed in altri paesi europei e non solo. A breve andremo anche in Sud America. Guardiamo quindi alle tante esperienze anche molto differenti: dalle piattaforme confederative catalane al confederalismo autonomo e democratico nel Kurdistan sapendo che non si tratta di modelli da esportare ma di processi a cui guardare e mettere in collegamento. Sappiamo che oggi è in crisi, come volevasi dimostrare, il capitalismo. La nostra sfida è costruire un altro mondo possibile. Non è una partita “napoletana” anzi, partire da Napoli per costruire un processo ben più grande.
Precari, operai, immigrati subiscono ogni giorno vessazioni, sfruttamento, la carenza di diritti collettivi. Perché non riuscite a creare “un soggetto collettivo” in grado di rappresentare i loro bisogni e migliorare le loro condizioni di vita?
Da anni condividiamo percorsi di lotta e di partecipazione, di costruzione di comunità e di un diverso modo di vivere e immaginare la città: beni comuni, assemblee popolari, lotta contro la speculazione immobiliare, l’emergenza casa e contro gli sfratti, mobilitazioni in difesa dei territori come Bagnoli, intervento nelle aree periferiche vertenze per il lavoro e la garanzia del reddito, la difesa e la conquista dei diritti sociali, contro il fascismo, il sessismo e il razzismo. Ma piuttosto che la “classica forma di rappresentanza” ci muoviamo in tutti altri schemi, in primis proprio perché la fase che stiamo vivendo non consente nessun “miglioramento delle condizioni di vita” con la mera rappresentanza all’interno degli organi istituzionali. Bisogna ripartire dalla lotta di classe e necessitiamo di strutture organizzative comuni.
Attraverso Mutuo Soccorso Napoli abbiamo costruito una prima sperimentazione di confederazione delle diverse esperienze di lotta: sportelli sociali, presidi solidali, movimenti di lotta per l’abitare e il lavoro, strumenti di organizzazione sindacale uniti per tutelare, difendere e lottare per i diritti sociali di chi subisce la crisi, la povertà, l’emarginazione, l’assenza di reddito e di un’abitazione dignitosa. Crediamo che non basti più il semplice coordinamento e la sola condivisione di percorsi: sentiamo innanzitutto l’esigenza di costruire strumenti organizzativi comuni che sappiano agire in un insieme di piani differenti e costruire un’alternativa alla disgregazione sociale, alla repressione diffusa.
Vi accusano di avere governi cittadini e consiglieri comunali amici…
Nessuno strumento, dal conflitto sociale all’occupazione politica delle istituzioni alla costruzione di nuove istituzioni, è escluso dall’orizzonte delle nostre pratiche. Ma la crisi economica capitalistica e anche la crisi della rappresentanza politica e sociale dei partiti e dei sindacati hanno provocato un enorme vuoto a sinistra ed anche l’assenza di esperienze amministrative e istituzionali capaci di rompere o almeno arginare lo sfacelo prodotto dalle politiche neoliberali, l’aumento delle disuguaglianze, la guerra tra poveri in larga diffusione, l’esasperazione della sofferenza e un vento di destra che attraversa il panorama delle nostre città. Sono queste valutazioni che ci spingono a non fermarci a questo passo, ovvero a quello “elettorale/istituzionale”, non si tratta di sbandierare semplicemente una “autonomia”.
Vorremmo ritornare a fare politica davvero e per questo non bisogna assolutamente lasciarsi trascinare nelle tifoserie pro o contro la persona che governa l’istituzione, nella fattispecie il sindaco di Napoli, nonché della città metropolitana, Luigi De Magistris.
Questa modalità, largamente praticata, è complessivamente indice di immaturità politica, di fideismo acritico di chi applaude, di opinione preconcetta di chi denigra. Il giudizio deve invece riferirsi alle singole scelte politiche dell’amministrazione e deve essere legittimato da una analisi approfondita dei fatti. Siamo tra quelli che non hanno ceduto a candidature o nomine politiche per questo non dobbiamo nasconderci proprio da niente. Con un pezzo dell’amministrazione, rispetto al tema dei beni comuni o rispetto alla fase di lotta contro il commissariamento di Bagnoli, ci siamo incrociati e ritrovati producendo anche una anomalia a livello nazionale. Quando c’è stato bisogno o c’è bisogno di criticare l’operato dell’amministrazione e la deriva liberista, non facciamo sconti a nessuno. Anzi, proprio per questo bisogna parlare e organizzarsi sulle contraddizioni politiche aperte, in città: dai lavoratori ANM che combattono contro il fallimento e la privatizzazione dell’azienda, fino a coloro che si oppongono alla dismissione delle quote comunali Gesac, passando per i tanti temi e nodi aperti a Napoli (periferie, emergenza abitativa, servizi pubblici iniziando dai trasporti ecc…) senza farsi distogliere dalle sterili diatribe istituzionali, ma usare la critica ai governanti locali per supportare lo scontro sociale complessivo.
Ciro Crescentini