Dal Centro Teatro Spazio, alla Smorfia, fino a “Il postino”: oggi avrebbe compiuto 62 anni

Questa storia ha mille volti, mille ricordi che si ricollegano ad altrettanti immagini, battute, sguardi, gag, espressioni. Una storia circolare, a forma di spirale, che mai finisce. Ma come tutte le storie ha un inizio. Un corso. E la vita il potere di andare oltre la scomparsa, anche se prematura, lo possiede. Un caro amico, protagonista della storia di oggi, ce l’ha spiegato di recente. Pino Daniele, scomparso poco più di un mese fa dopotutto continua a rallegrarci con i suoi pezzi di sempre, da un ascolto in casa, a quello in auto, fino ad una sana schitarrata tra amici.

Prima di lui, una storia d’altri tempi l’ha impartita Massimo Troisi, tra l’altro suo grandissimo amico se non fratello. Altro emblema di questa città, di questa aria. Massimo, nasceva proprio oggi, il 19 febbraio del 1953 a San Giorgio a Cremano, comune che poco dista da Napoli e che attualmente fa parte della “città metropolitana”. Il padre, Alfredo Troisi è un macchinista ferroviere, la madre Elena Andinolfi, casalinga. Cresce in una famiglia numerosa che alimenta come a suo dire un forte “senso della comunità”: “Ecco perché quando ci sono meno di quindici persone mi colgono violenti attacchi di solitudine”.

Dopo il diploma di geometra Troisi comincia la sua carriera di attore nel Teatro parrocchiale della Chiesa di Sant’Anna. È qui che giovanissimo stringe amicizia con Lello Arena. I due assieme ad altri giovani attori fitteranno un garage in via San Giorgio Vecchio 31, che prenderà il nome di Centro Teatro Spazio. Al gruppo si aggiungerà poi un certo Vincenzo Purcaro, che poco dopo cambierà il proprio nome in Enzo Decaro. Il gruppo si assottiglia e restano i tre: Massimo, Lello, Enzo. Ecco che nasce “La Smorfia”. Uno dei più celebri gruppi cabarettistici italiani di quegli anni. Ma prima che italiani, prendiamoci il merito di dire che fossero napoletani. Poi è normale che vengano alla mente “Annunciazione, annunciazione”; “San Gennà..”, “La sceneggiata”; “Il pazzo”.

Per poi arrivare, dopo lo scioglimento del gruppo a collaborazioni/amicizie in “Non ci resta che piangere” con Benigni (1984), altre pellicole di enorme successo. Per ricordarne alcune “Ricomincio da tre”; “No grazie, il caffè mi rende nervoso”; “Scusate il ritardo” ad arrivare “Che ora è?” di Scola con un oramai anziano Mastroianni, il passionale “Pensavo fosse amore..invece era un calesse”, fino alla sua ultima pellicola con la poesia de “Il postino”. Era il 1994. Poco dopo la fine delle riprese, il suo cuore, da sempre affetto da una malformazione (che giovane gli valse un’operazione negli Usa) cede, portandolo via. Un totale senso di smarrimento colse un’intera città, anzi una grande “comunità” alla quale Troisi fu sempre attaccato. Ma dopotutto Massimo, nella sua comicità, nel suo unico linguaggio, intelligenza, espressione malinconica, quale “eterno ragazzo” lo sapeva. Non a caso contribuì alla stesura di “”O saje comme fa’ ‘o core”. E lui con quel cuore ha saputo vivere. E da questo c’è solo da imparare.

Vincenzo Perfetti

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