De Luca in conferenza stampa cita Eraclito: “Il carattere è il demone dell’uomo”. Cioè la vita dipenderebbe esclusivamente dalla nostra personalità. Ma dal discorso del politico scompare la polis, cioè la gente

Sono i particolari che fanno l’insieme. E capita che uno solo di loro può anche dire tutto di una storia. Ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων. Èthos anthròpo daìmon. Tra pause consuete, battute nervose, telecamere puntate e flash dei fotografi, il governatore De Luca affida il suo congedo dai giornalisti, presenti in conferenza stampa, alle parole di Eraclito. O meglio, ad uno dei più intraducibili e discussi frammenti attribuiti al filosofo greco del VI-V secolo a.C., il 119esimo. “Potrei ovviamente diffondermi su altre questioni – dice placcato dai microfoni ammucchiati sul tavolo della sala Giunta di Palazzo Santa Lucia -, ma vi ho premesso che per ragioni di evidente opportunità, mi fermerò qui, consegnandovi queste riflessioni di cui sono certo farete tesoro. Capite che sto facendo training autogeno in questo momento. Come voi sapete e come diceva Eraclito “èthos anthròpo daìmon”, il carattere è il demone dell’uomo e… ». Sorride, si guarda intorno, aggiunge: “E bisogna mantenersi. Vi sono qui tutti i consiglieri che mi hanno detto ‘mi raccomando’. Tranquilli, mi fermo qui”. Si ferma lì, De Luca. Si contiene dall’ira e usa la traduzione più frettolosa del presocratico, a uso e consumo della logica strumentalizzata dal fine, in una confusione di termini e concetti. Che è come dire, seguendo la stessa traduzione, “il carattere di un uomo è il suo destino”, cioè la vita dipenderebbe dalla nostra percezione dei fatti e dalla nostra reazione agli eventi, quindi esclusivamente dalla nostra personalità, figlia dell’indole. Ma, a questo punto, orfana della polis.

 

Scompare, cioè, dal discorso l’antica polis, la comunità che genera la politica. Si perde nel rigido assetto mentale moderno, quello dell’emergenza che stordisce il pensiero. Che tradotto significa: l’ultimo problema arrivato viene gestito immediatamente, ovvero la realtà si riduce al problema corrente. Come succede un po’ negli uffici pubblici per l’evasione delle pratiche: la pratica in cima alla pila di faldoni è quella che viene evasa per prima, le pratiche in fondo possono considerarsi morte e sepolte. Il problema, dunque, è l’ultimo scandalo interno alla Regione, come un fulmine a ciel sereno o il temporale annunciato. L’agorà dei cittadini, invece, è fuori. Non fuori perché spazio esterno, all’aperto, ma fuori perché sono messi alla porta i cittadini. Tre, tuttavia, sono le parole usate da Eraclito. Etica, uomo e demone. L’etica è l’insieme delle norme di convivenza sociale, il demone è la realtà interiore dell’uomo. Ἦθος ἀνθρώπῳ δαίμων. Èthos anthròpo daìmon. Che allora può tradursi: la realtà interiore è legge per l’uomo. E qui non c’è carattere, non c’è destino, non c’è singola personalità, non c’è contenzione, non c’è la repressione dell’ira, non c’è il “mi dovrei arrabbiare, però manteniamo la calma”, ma c’è la responsabilità sociale. Quella morale super partes che è legge interiorizzata e che diventa patrimonio etico di un’intera collettività.

 

Dal discorso, inevitabilmente, è scomparsa la polis, è scomparsa la gente. Eppure la sala, dove si tiene la conferenza stampa-monologo senza contradditorio, è piena.  Nell’emergenza. Causata da un fulmine a ciel sereno o dal temporale annunciato. Gente di fronte alla possibilità di una provvidenziale arca di Noè costruita all’Ikea, che non ha nulla di condiviso, perché le istruzioni di salvataggio sono calate dall’alto. Gli organi d’informazione nelle ultime ore hanno già fornito il profilo dell’inchiesta giudiziaria. Vincenzo De Luca è iscritto nel registro degli indagati insieme ad altre sei persone per concussione in relazione alla vicenda della sua sospensione da governatore, per l’applicazione della legge Severino, e del suo successivo ricorso. I contorni ancora poco definiti della torbida vicenda saranno chiariti dai magistrati che promettono tempi brevi. A loro spetta il giudizio. A noi cittadini resta studiare Eraclito. Tra luoghi comuni e profonde verità.

Claudia Procentese

 

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