La brutale aggressione lo scorso marzo per motivi futili

NOLA – Il brutale pestaggio aveva scosso le coscienze della città, lo scorso marzo. Vittima fu Sasha, un clochard originario della Repubblica Ceca, aggredito selvaggiamente dal branco in una strada di Nola. Oggi la svolta nelle indagini. Gli agenti del Commissariato Nola, coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un’ordinanza custodia cautelare a carico di 5 persone, di cui 3 minori, accusate dell’aggressione.

 

 

L’INDAGINE – Ci sono anche un calciatore del Nola e due tifosi della squadra, tutti minorenni, fra gli indagati per quel pestaggio “di inaudita ferocia”, scrive la Procura. Gli uomini del commissariato di Nola in poche settimane hanno identificato i presunti componenti del branco che, non per motivi razziali, ma soltanto per divertirsi procurò fratture a tutte le ossa dell’uomo, che ha subito varie operazioni con una prognosi di guarigione di sei mesi Vaclav Briza detto Sasha, è un ex ufficiale dell’esercito ceco, diventato un senza fissa dimora benvoluto da tutta la città. I tre minori destinatari dell’ordinanza sono stati affidati a una comunità a Nisida. Per i maggiorenni S.D.B e D.F. sono scattati l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e quello di dimora, con la prescrizione di rimanere a casa dalle 19 alle 8 del mattino seguente. Per un sesto componente del gruppo, maggiorenne, non è stata accolta la richiesta di misura cautelare, avendo il gip ritenuto che il suo atteggiamento collaborativo denotasse assenza di pericolosità sociale e processuale. Tutti gli indagati debbono rispondere di tentato omicidio, lesioni gravi, reati aggravati da motivi abietti e futili. L’aggressione del 18 marzo scorso avvenne in una casupola diroccata delle Ferrovie dello Stato, in un luogo isolato nei pressi della stazione di Nola, utilizzata da molti senza tetto come rifugio. Il gruppo vide il 39enne ripararsi e  – secondo gli inquirenti – per divertirsi prima lo prese in giro e poi lo aggredì anche con bastoni; i ragazzi furono fermati solo dalle urla di un agente della Polizia Municipale, che si era affacciato al balcone della sua abitazione poco distante, mettendoli in fuga. A lui probabilmente Sasha deve la vita. La polizia ha dovuto anche rintracciare i materiali usati per l’aggressione, dato che in seguito al pestaggio, il luogo era stato ripulito dall’intervento delle Ferrovie dello Stato.

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