Iniziativa promossa dai comitati e centri culturali arabo-palestinesi, dalle organizzazioni sindacali indipendenti di base, centri sociali, movimenti di rappresentanza sociale
Oltre 5 mila persone hanno partecipato oggi a Napoli alla manifestazione a sostegno della resistenza del popolo palestinese. Ad aprire il corteo, partito da piazza Garibaldi, uno striscione con la scritta “Ieri partigiani, oggi antifascisti e antisionisti con la resistenza palestinese”. L’iniziativa è stata promossa dalla comunità palestinese di Napoli. Presenti le organizzazioni sindacali di base, Usb, Si Cobas, SLL, Cobas, Sgb, Potere al Popolo, Sinistra Anticapitalista, partito dei Carc, Uds, movimento disoccupati 7 Novembre, Centro sociale Je so pazz, Mezzocannone Occupato, Link Napoli, Centroculturale Handalaali.
Uno striscione è stato esposto davanti all’ingresso dell’Università Federico II con la scritta: “Fuori i sionisti dall’Universitá. Da Napoli alla Columbia University, studenti del mondo uniti con la Palestina”.
A via Medina, a pochi passi dalla Questura, alcuni alcuni manifestanti si sono sdraiati a terra coperti da lenzuola bianche. “Sono quasi sette mesi – grida una rappresentante della Comunità palestinese di Napoli – che il nostro popolo subisce uno sterminio. Oltre 35mila sono stati uccisi per mano dell’esercito sionista”. Il corteo si è concluso in piazza Dante.
“Oggi oltre 5000 persone a Napoli sono scese in piazza in occasione della manifestazione regionale, al fianco della resistenza palestinese, per ribadire che ieri eravamo partigian, oggi siamo antifascisti e antisionisti – spiega in una nota il centroculturale handalaali – Il 25 aprile del 1945 il movimento partigiano portava alla liberazione del paese dal dominio nazi-fascista, che aveva oppresso e sterminato interi popoli. Ciò che animava il cuore della resistenza e la guidava era sì il rifiuto di soccombere di fronte a un nemico brutale e disumano, ma anche la consapevolezza, lucida sia negli ideali che nella spontaneità, che un sistema come quello non poteva più permettersi di schiacciare e umiliare la libertà e la vita di un popolo”. “Appare, ancora oggi, evidente che la liberazione non sia un processo realizzato – continua la nota – ma una continua e strenua lotta in divenire che richiede non solo il ricorrere alla memoria e il suo esercizio attivo ma di fare nostri gli ideali di resistenza partigiani e di viverli nella loro forza rivoluzionaria, tanto più che il sistema si sente minacciato e risponde in modo vigliacco, violento e repressivo e tenta di svuotare di senso una ricorrenza facendola diventare un rituale di Stato distorto e autocelebrativo”
“Lo dimostra il governo fascista che guida l’Italia e l’imperterrito sostegno agli interessi di pochi che passa per l’oppressione dell’opinione libera e divergente, l’annichilimento sociale, economico e politico del tessuto popolare e il sostegno a un’industria e un’economia che fa delle armi e della guerra strategia di lucro e estrattivismo delle risorse, tutto sulle spalle degli ultimi e degli oppressi – sottolinea la nota – Perciò non possiamo fare altro che stare al fianco della lotta del popolo Palestinese, che con la sua resistenza e il suo agire incarna lo spirito dei partigiani e lotta contro il regime coloniale Sionista di Israele, che delle pratiche marziali e liberticide figlie dei fascismi europei ha fatto tesoro, mascherandole dietro una facciata democratica. La lotta in Palestina ci dice che finché saremo dominati dal liberalismo e il capitalismo non ci sarà alcuna liberazione”
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Sulla stessa lunghezza d’onda gli studenti di Link e Uds Napoli: “In questo Paese, come giovani e studenti campane, sappiamo che l’unico antidoto al fascismo e al sionismo è la giustizia sociale, la garanzia del diritto allo studio, la redistribuzione delle ricchezze, la tutela dei diritti di ogni soggettività oppressa, il reddito di base universale, la garanzia ad una vita degna e il diritto a restare nei propri territori ciascunx, secondo i propri desideri. L’unica alternativa è la demilitarizzazione dei Saperi, la riscoperta delle conoscenze e non delle competenze, la formazione che possa essere intersezionale ed strumento di emancipazione collettiva”