L’artista napoletano si è esibito nella sede di Circus Studio a Posillipo

NAPOLI – Ha ancora l’affanno post-esibizione. E ancor di più l’emozione: che sia una serata tra amici ed una chitarra o veri e propri live per lui, il venticinquenne napoletano Antonio Manco, non fa alcuna differenza. E proprio Antonio è stato il primo della rassegna “Unplugged” che vede la collaborazione della “Marotta&Cafiero” editori, Circus Studio, RoadTv Italia e Jammin’Urban Radio. Un live consumatosi tra le candele soffuse a  via Posilipo 390, sede di Circus Studio, studi di registrazione della scuola di musica Lizard.

Qui Antonio con le sue diverse chitarre, accompagnato dagli amici di sempre ha presentato brani tratti dal suo album “Ok, il momento è giusto” (2013), alternandosi con cover di tutt’altro rispetto: “Il chitarrista ” di Graziani, “Milano” di Britti e “I giardini di marzo” di Battisti. il suo è uno sguardo che gira e “ascolta” diversi generi della storia musicale: da quella campana dei Blue Stuff, Bennato, Pino Daniele a quella britannica di Snowhand, passando per i Led Zeppelin di Plant e i Deep Purple di Gillan, e il canadese Bryan Adams. Di quelli italiani maestri indissolubili sono De Andrè e Battisti. Una formazione di tutto rispetto. E su questa formazione che o tramite la durezza di una chitarra elettrica o tramite la forte “emotività” di una chitarra acustica calibra, condensa, la “rabbia e ansia”, che scattano in un periodo come il nostro.

Dalle inquietudini di un tempo presente a quelle intime, proprie che giorno dopo giorno prendono forma. Così prendono vita tracce quali la rockeggiante e disillusa “Non mi chiedo” con il suo ritornello “non mi chiedo più se c’è qualcosa oltre le nuvole”; “Come fai a capire le cose del mondo” , un brano in cui si cerca di considerare e valorizzare l’importanza del “dintorno”. Dopotutto con la tecnologia “ci accontentiamo sempre un po’”. Il suo “amore banale” ne “Il nostro posto nel mondo”; l’ingenua e sognante “Quello che sei”; la “sentitissima” “Ora”; e l’intima ballad “In un istante” in continua ricerca di un’isola “di pace e tranquillità”.

Tracce che vengono riprese in modo molto attento e congeniato, con arrangiamenti, tra il blues e il rock, propri di chi sa passare le dita sui tasti di una chitarra.

Vincenzo Perfetti
(foto Anna Copertino)

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