L’artista: “Qui è molto più di quanto mi aspettassi, l’anno prossimo porto anche mio figlio”
Caratterista straordinaria, regina della satira, si è fatta subito riconoscere alla corte di Serena Dandini, che era appena una ragazzina, e non per merito del suo cognome, a riguardo ha detto:
“Anche se, ai miei fratelli, devo tanto, forse tutto. Io volevo fare la veterinaria, in casa accoglievo, talvolta nascosti sotto al letto, qualsiasi animale ferito. E, invece, mia sorella Sabina in una vecchia imitazione di mia madre in vestaglia ha visto una luce, sbattendomi direttamente sul palco in prima serata”.
Non vede l’ora di entrare in sala per incontrare i giffoners, Caterina Guzzanti, alla sua prima volta, ed è visibilmente emozionata: “Sono piacevolmente terrorizzata, lo ammetto”.
Un boato di benvenuto, più che un saluto, ad accoglierla alla Truffaut – “Dai, dai, dai che la giriamo!” – dalla prima all’ultimissima poltrona risuona dai jurors la citazione cult di Boris, amatissima serie che l’ha vista esplodere sul piccolo schermo, nel ruolo di Arianna.
“E’ il personaggio che più mi rassomiglia e continua a distanza di anni a sorprendermi”.
Da quando è stata trasferita da Fox – con le prime tre seguitissime stagioni, dove i protagonisti prendono molto in giro la tv generalista e i prodotti della fiction standard “quella che piace a nonna, per dirla meglio” – approdando su Disney+ la serie è diventata un fenomeno anche all’estero, in una nuova quarta stagione “che gli è scoppiata fra le mani, praticamente, e in modo del tutto inaspettato. Una grande soddisfazione, soprattutto vederla doppiata in turco o tedesco fa piuttosto ridere”.
A detta sua, il modo di fare fiction – e non solo, è cambiato in maniera drastica e anche velocemente con un’ultima stagione dedicata a temi del tutto nuovi come l’algoritmo “furbo”, il politically correct e le nuove piattaforme.
“Non sento alcuna nostalgia rispetto alle altre tre stagioni, ne abbiamo abbastanza dell’Italia di quindici anni fa!”.
E l’impatto che Boris ha avuto anche sul cinema è indiscutibile. Una vera e propria factory che ha sfornato attori affidabili dalla Crescentini, a Pannofino, Calabresi e Aprea, solo per citarne alcuni.
“Se il pubblico è felice, vuol dire che il lavoro è fatto molto bene. Se sembriamo bravi, allora vuol dire che siamo bravi”.
Mamma di un bimbo di quasi nove anni, Elio, rimpiange di non averlo portato con sé al Giffoni53: “L’anno prossimo con o senza di me, lo iscrivo – afferma perentoria – È importante che i ragazzi si confrontino fra di loro, che creino momenti di discussione da ciò che osservano. In festival così di qualità, poi, è il massimo”.
E, ancora a proposito di adolescenti, oggi ne ha incontrati davvero tanti, che le hanno posto le domande più disparate appuntate sulle loro agendine, dalla carriera alle curiosità sulla vita privata, ai trucchi del mestiere, tra passato e presente, fino ad arrivare al teatro di Pirandello. “Gli adolescenti di ora sono sorprendentemente molto colti, hanno un pensiero veloce, ma scelgono con cura le parole da usare. Io sono una boomer da quando hanno coniato il termine, spero di essere stata all’altezza delle loro aspettative. Sicuramente, questa sera, abbiamo riso per le stesse cose”.
Dopodomani si presenta proprio qui al Giffoni Film Festival la nuova commedia Noi anni luce di Tiziano Russo, giovane regista (Skam Italia) in cui Caterina interpreta la mamma di un adolescente che, quasi in apertura di film, scopre di essere malata e di aver bisogno di un trapianto di midollo osseo.
“Quando un attore comico a cui vengono sempre affidati ruoli brillanti invece viene scelto volutamente, per un ruolo serio, non ci sembra vero. E, quindi, ci diamo da fare il doppio”.
Un road movie alla ricerca di un genitore assente, ma non è dato svelare il finale.
“Il tema è stato trattato in modo molto delicato. Sono una donna sola che affronta un dramma, ma sempre col sorriso”.
La vedremo prossimamente sul grande schermo in Cattiva coscienza di Davide Minnella e Elf me degli YouNuts!. Il ruolo di attrice si misura con quello di madre e viceversa, quando racconta: “Il cinema è importantissimo nella formazione per i ragazzi. Io stessa sto sempre a cercare quali film possano essere più adatti a loro, poi mi dò due schiaffi e ritorno in me: i giovani sono assolutamente in grado di gestire qualsiasi argomento. Non c’è bisogno di togliere ingredienti, piuttosto facciamo dei bei film”.