Sancita “ufficialmente” la spaccatura Pd-Fi, i berlusconiani potrebbero votare scheda bianca anche domani quando basteranno 505 voti per l’elezione

ROMA – Hai voglia a dire che il metodo Renzi umilia alleati di governo e delle riforme. Dopo una serie di vertici ad alta tensione, Il Nuovo centrodestra cambia idea e marcia verso il sì per Mattarella, che a questo punto è a un passo dall’incoronazione. “Per senso di responsabilità” si affretta a dire Formigoni. Nel pomeriggio il premier arriva alla Camera per un vertice con Alfano, Casini, lo stato maggiore del Pd e il sottosegretario Marco Minniti. “Così non possiamo andare avanti, devi scegliere da che parte vuoi stare”, avrebbe detto Renzi, ventilando forse il benservito agli alfaniani. L’incontro finisce male e Alfano, uscito dalla sala del governo, viene raggiunto poco dopo da Luca Lotti. Mediazioni che, a sera, sembrano sortire l’effetto di far ritornare Ncd sui suoi passi. E lo snodo nelle scelte del centrodestra è in un vertice a Palazzo Giustiniani tra Alfano, Casini e Gianni Letta. Nel quale Silvio Berlusconi esclude una retromarcia su Mattarella ma concorda sul sì di Alfano. Domani si chiude la partita del Colle: traguardo a quota 505 voti. Il giudice della Consulta conta sull’area di governo e su Sel. Anche al netto di franchi tiratori Pd, basta e avanza.

 

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