La morte di Antonio Russo sarebbe stata causata dall’impatto di un carrello fuori controllo.
Anche nei cantieri della metropolitana di Napoli si muore di lavoro. Oggi Antonio Russo, operaio edile di 63 anni, non tornerà a casa. E’ morto sul lavoro. E’ morto di lavoro. Sarebbe dovuto andare in pensione nel prossimo mese di Settembre. Altri due lavoratori Michele Pannone, 54 anni, e Salvatore Agliottone, 59 anni, sono feriti gravemente e ricoverati in codice rosso nell’Ospedale del Mare e al Cardarelli, tutti dipendenti della società Sinergo. L’incidente di oggi è avvenuto in galleria, come si apprende, altezza imbocco Poggioreale. Un tratto di linea ferrata (verso Capodichino) che in futuro dovrà essere percorso dai treni della metropolitana linea 1, che al momento si fermano a piazza Garibaldi, dove c’è l’interscambio con la stazione Fs e la Circumvesuviana, ma che a fine anno dovrebbero toccare anche le nuove stazioni di Centro direzionale e ‘Tribunale’.
Sono diversi i cantieri allestiti per chiudere l’anello della linea 1 della metropolitana di Napoli, la cui prima pietra fu posata nel 1976 con l’apertura di un cantiere nella zona del Vomero. Nel 1993, invece, venne inaugurata la prima tratta Vanvitelli-Colli Aminei, con le prime sei stazioni.
Ecco la ricostruzione dell’incidente da parte del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Il Comune è il concedente dei lavori. “Un locomotore del cantiere, che stava trasportando un carrello, ha perso il controllo, forse per un guasto ai freni. A bordo c’erano i tre operai: il primo si è lanciato e quindi ha avuto solo delle escoriazioni, gli altri due invece si sono scontrati con la parete perché non sono riusciti a frenare. Dei due purtroppo uno è deceduto un altro, invece, è ferito gravemente, ci auguriamo che le cose vadano bene per lui”.
Dunque, si muore anche nei cantieri della Metropolitana, altro che fiori all’occhiello per la sicurezza sul lavoro. Tantissimi i subappalti. I piani per la sicurezza, gli attestati formativi che dovrebbero essere parte integrante dell’organizzazione del lavoro aziendale si trasformano in malloppi di carte custoditi nei cassetti. I direttori del lavoro nominati dal Comune, ente concedente dei lavori, continuano ad avere un ruolo burocratico e a non vigilare. E’ inutile parlare dell’assessore ai trasporti o alle partecipate, dei partiti della maggioranza e dell’opposizione presenti in consiglio comunale, sempre silenti, succubi dei consorzi di imprese impegnati nella realizzazione dei lavori.
I subappalti, le violazioni delle normative contrattuali si diffondono e si legittimano anche grazie all’inettitudine dei sindacati confederali, aziendali e di categoria territoriali sempre più consociativi e subalterni alle logiche padronali. Sindacati sempre pronti a rilasciare dichiarazioni retoriche, scontate e a piangere lacrime di coccodrillo.
Sempre in prima linea, invece, il sindacalismo militante di base nel denunciare e praticare iniziative contro la violazioni delle leggi che tutelano la salute e la prevenzione delle normative sulla sicurezza sui posti di lavoro.
Significativa la nota del Si Cobas, organizzazione sindacale di base: “Il 1 Maggio in migliaia eravamo determinati ad arrivare fuori Confindustria in piazza dei Martiri per indicare la strage quotidiana sui luoghi di lavoro – spiega in una nota Si Cobas, l’organizzazione sindacale di base indipendente – Facciamo appello a tutti i lavoratori e lavoratrici del nostro coordinamento provinciale ma a tutti gli operai/e in generale ad organizzarsi nei proprio luoghi di lavoro per dire basta a questa strage”.
Anche l’Unione Sindacale di Base regionale ha diffuso una nota in merito all’incidente di oggi. “Le morti sul lavoro non sono semplici fatalità, ma frutto della precarizzazione e dello sfruttamento legato alla catena degli appalti e subappalti, ma anche dalla mancanza di investimenti, sensibilità e cultura in materia di salute e sicurezza da parte delle aziende che non valorizzano formazione ed informazione per fermare questa mattanza. Bisogna introdurre il reato di omicidio sul lavoro per non lasciare scampo a chi non rispetta le regole, ed allo stesso tempo è necessario potenziare i controlli da parte degli ispettori del lavoro, nonché rafforzare il ruolo dei Rappresentanti lavoratori della sicurezza dotandoli di maggiori poteri.
Sull’incidente è intervenuto il segretario generale della Cgil Napoli, Nicola Ricci.
“Il gravissimo incidente di oggi pomeriggio nel cantiere di Capodichino della Linea 1 della metropolitana di Napoli è il secondo che si registra nello stesso cantiere in pochi mesi. Tutto ciò è inaccettabile: occorrono prevenzione, organizzazione dei tempi di lavoro, verifiche quotidiane soprattutto nei grandi cantieri e una formazione preventiva su opere particolari come quello della metropolitana di Napoli. Basterebbe questo per arginare l’inesorabile scia di morti che si allunga sempre di più in Campania. Lo diciamo da tempo: serve immediatamente una riforma legislativa per individuare e corresponsabilizzare tutta la filiera nei cantieri. In queste settimane stiamo raccogliendo migliaia di firme per i referendum proposti dalla Cgil che mettono al centro la dignità del lavoro e l’abrogazione di leggi vigenti che sono sbagliate e insufficienti”.
E di “escalation di morte”, parla il segretario generale della Uil Campania, Giovanni Sgambati. “Tutto questo va fermato, tutto questo reclama giustizia ed azioni preventive e tempestive – ricorda Sgambati – Sono anni che portiamo avanti come Uil una battaglia di sensibilizzazione contro le morti e gli incidenti sul lavoro, abbiamo chiesto al governo azioni radicali, efficaci, ma restiamo inascoltati – sottolinea -. Servono controlli ed ispezioni a tappeto, serve una procura speciale come per l’antimafia, perché le morti sul lavoro per noi sono dei veri e proprio omicidi. E poi, più volte, abbiamo ribadito che vanno eliminati sub appalti e sub appaltini. Serve responsabilità, quanti morti ancora dobbiamo contare?“
CiCre