Napoli Servizi, il caso conciliazioni in Parlamento dopo le denunce de ildesk.it

Interrogazione al ministro Di Maio dai deputati 5 stelle della commissione lavoro della Camera. Una vicenda sollevata dal nostro giornale, riguardo le presunte costrizioni ai lavoratori trasferiti da Napoli Sociale all’altra partecipata di Palazzo San Giacomo. A ricorrere al tribunale – assistiti dall’avvocato Quattromini – numerosi dipendenti, che avevano sottoscritto le transazioni

Conciliazioni di Napoli Servizi, finisce in Parlamento la vicenda, oggetto di numerosi ricorsi al giudice del lavoro. Un caso sollevato da diversi articoli de ildesk.it. Adesso lo riprende un’interrogazione a risposta in commissione, presentata da alcuni deputati del Movimento 5 stelle, componenti della commissione lavoro della Camera. Destinatario dell’atto è il ministro del lavoro, Luigi Di Maio. L’interrogazione, presentata il 28 marzo, è a prima firma di Rina De Lorenzo. Cofirmatari sono i deputati Amitrano, Giannone,Pallini, Tripiedi, Siragusa, Segneri, Cubeddu, Costanzo, Ciprini, Davide Aiello, Villani e Vizzini. I parlamentari chiedono di sapere se il ministro sia a conoscenza di tale situazione, e “se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di garantire un maggiore controllo e una maggiore tutela dei diritti dei lavoratori da parte dell’Ispettorato del lavoro e da parte dei datori di lavoro”.

 

Il testo ricostruisce il quadro normativo e storico della vicenda. “Lo Stato e gli enti territoriali sono tenuti, in primis e a maggior ragione quando rivestono le vesti della parte datoriale, a fornire il giusto esempio nell’assicurare una piena tutela dei diritti del lavoratore, parte «debole» del rapporto di lavoro; nell’ambito di un trasferimento d’azienda tra due partecipate del comune di Napoli ovvero tra la Napoli Sociale s.p.a. (in liquidazione volontaria) e la Napoli servizi s.p.a. c’è stato un passaggio di personale da una partecipata all’altra e in data 3 novembre 2016 circa 300 lavoratori, per poter continuare a lavorare con la Napoli Servizi, hanno dovuto sottoscrivere presso la direzione territoriale del lavoro di Napoli un verbale di conciliazione lesivo dei propri diritti; in data 3 novembre 2016 – prosegue il documento – i lavoratori hanno depositato presso la direzione territoriale del lavoro di Napoli una dichiarazione con cui manifestavano di non condividere i contenuti del verbale e di firmarlo perché costretti dalla necessità di mantenere il proprio lavoro; molti di questi lavoratori hanno instaurato diversi giudizi dinanzi al tribunale di Napoli, sezione lavoro, impugnando i verbali di conciliazione per mancanza del requisito del consenso per violenza morale; in data 30 gennaio 2019 l’avvocato Quattromini, difensore di un gruppo di lavoratori coinvolti in tale vicenda, presentava un esposto all’Ispettorato del lavoro a livello nazionale e territoriale con il quale chiedeva di esperire tutte le indagini del caso. L’Ispettorato in risposta all’esposto si limitava ad affermare che l’Ispettorato del lavoro di Napoli «con nota prot. n. 10509 del 22 febbraio 2019 ha precisato che nel caso specifico come per ogni conciliazione di cui all’articolo 410 del codice di procedura penale, il lavoratore è stato edotto del contenuto del verbale che avrebbe sottoscritto in quella sede»; il tribunale di Napoli, sezione lavoro con la sentenza n. 1093 del 2019 ritiene che: «la prova della coazione diretta ad estorcere il consenso delle lavoratrici alla sottoscrizione della conciliazione sia emersa […] dalla stessa documentazione agli atti”.

 

“Assume rilevanza fondamentale – osservano i deputati pentastellati – il contenuto della comunicazione di Napoli Servizi in vista della futura stipula del contratto di assunzione. In essa si legge che la proposta di assunzione alle proprie dipendenze è subordinata all’accettazione da parte delle lavoratrici di determinate condizioni, tra cui, la rinuncia ad azioni dirette e/o di natura solidaristica relative al rapporto intercorso con Napoli Sociale; che l’assunzione stessa e le condizioni ivi indicate avrebbero dovuto essere trasposte in un verbale di conciliazione ex articolo 411 del codice di procedura penale». Nella stessa si legge che: «evidente è che il consenso alla sottoscrizione del verbale di conciliazione sia stato indotto dal comportamento del futuro datore di lavoro che, nella comunicazione esaminata, nella sostanza, minacciava la non prosecuzione del rapporto di lavoro in caso in cui le lavoratrici non avessero accettato di essere assunte ex novo con rinuncia alle guarentigie dell’articolo 2112 del codice civile. L’idoneità della coazione ad indurre alla sottoscrizione della conciliazione non è affatto dubitabile, ponendo alle lavoratrici l’alternativa tra la perdita definitiva del lavoro, poiché in mancanza dell’accordo non sarebbero state assunte, e la possibilità di continuare a lavorare anche se in spregio delle tutele apprestate dall’ordinamento in caso di trasferimento di azienda». In considerazione di ciò il tribunale annulla i verbali di conciliazione per difetto del requisito del consenso ex articoli 1427 e 1435 del codice civile, perché come scritto in sentenza: «mai le lavoratrici avrebbero sottoscritto il verbale di conciliazione se non indotte dalla minaccia di non poter altrimenti continuare a lavorare»”. Del caso Napoli Servizi, quindi, si continuerà a parlare.

 

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