Napoli Nord: migranti che sfruttano migranti, blitz dei carabinieri

 

Denunciati tre cingalesi che impiegavano in nero molti connazionali

Interventi e sopralluoghi dei  carabinieri di Palma Campania, San Gennaro Vesuviano e del nucleo ispettorato del lavoro di Napoli nonché personale dell’Asl Napoli 3 sud contro il lavoro nero, la violazione delle norme sulla sicurezza. Denunciati 3 cingalesi sorpresi a gestire attività commerciali in cui erano impiegati “in nero” molti connazionali.

Tanti i  casi sfruttamento in alcuni comuni della provincia di Napoli. Sono centinaia i lavoratori migranti tenuti in condizioni di schiavitù, costretti a lavorare circa 14 ore al giorno per una paga misera di 300 euro al mese, senza permesso di soggiorno e con il passaporto sequestrato

 

E gli sfruttatori, molto spesso sono loro connazionali. La situazione di Palma Campania,  Casandrino, Grumo e Sant’Antimo era già finita sotto i radar delle forze dell’ordine: da circa tre anni, infatti, i lavoratori cingalesi, bengalesi del tessile del napoletano lamentano le condizioni di lavoro imposte dai loro sfruttatori.

Operano organizzazioni criminale sia in provincia di Napoli che in Bangladesh  che reclutano gli operai direttamente nel paese d’origine promettendo “lavoro e benessere nelle fabbriche italiane.”

La realtà, però, è molto diversa. Dopo aver pagato tra i 10 o 12 mila euro per coprire il viaggio e i documenti di ingresso in Italia (ottenuti con false dichiarazioni da finti datori di lavoro), i bengalesi o i cingalesi arrivano in Italia su voli di linea e in possesso di un visto di ingresso per lavoro subordinato. Vengono presi all’aeroporto e portati nella zona di Sant’Antimo, dove vivevano in appartamenti forniti dall’organizzazione.

Se, una volta scoperte le reali condizioni di vita e lavoro, chiedono il permesso di soggiorno o si ribellano agli sfruttatori, vengono rispediti nei paesi di origine.

 

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