E’ confermato: i lavoratori di Napoli Sociale furono ingannati dall’accordo aziendale

Cinquanta lavoratori hanno contestato e impugnato l’atto transattivo

L’accordo, l’atto transattivo sottoscritto il 2 e 3 novembre scorsi dai lavoratori dipendenti di Napoli Sociale non era obbligatorio firmarlo.  Il passaggio nell’azienda partecipata era garantito dalla delibera numero 6 del 24 maggio 2016.  Lo dichiarano esplicitamente gli stessi dirigenti di Napoli Sociale, tramite i loro avvocati con la  memoria difensiva presentata al Tribunale del Lavoro di Napoli  per contrastare i ricorsi presentati da 50 lavoratori e lavoratrici assistiti dall’avvocata Giuliana Quattromini.

Ecco uno stralcio della memoria difensiva presentata dai legali di Napoli Sociale, un documento che il Desk pubblica in esclusiva(guarda la foto):

“Il passaggio si sarebbe potuto avere anche senza la firma del ricorrente innanzi all’ufficio del lavoro atteso che la normativa richiamata, la delibera numero 6 del 24 maggio 2016, esplicitamente prevedeva il trasferimento unilaterale senza il consenso dei lavoratori”.

Dunque, i lavoratori potevano tranquillamente evitare di presentarsi all’ufficio del lavoro firmare un atto transattivo che di fatto sanciva la rinuncia  ai crediti, alle  spettanze salariali maturate e al trattamento di fine rapporto. “Firmammo perché si era creato volutamente un grave clima di tensione e di paura,  diffuse notizie false, addirittura ci dissero che la mancata firma dell’atto transattivo avrebbe provocato la mancata assunzione in Napoli Servizi” – dicono alcuni lavoratori.

Vertenza sindacale seguita da Attilio Auricchio, capo di gabinetto di Palazzo San Giacomo, braccio destro del sindaco Luigi de Magistris.

L’accordo transattivo fu scandalosamente avallato  da alcune organizzazioni sindacali. Un fatto gravissimo. I lavoratori furono abbandonati e furono costretti  all’ufficio del lavoro senza essere assistiti dai dirigenti sindacali territoriali. Solo una cinquantina, molto coraggiosi e determinati, denunciarono condizionamenti, comportamenti vessatori all’ispettorato del lavoro e decisero di impugnare l’accordo-bidone.

                                                                                                          Ciro Crescentini

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