Caso Astarita, Afro-Napoli ritira squadra: scontro con Salvini

La società annuncia di non iscrivere al campionato la sezione femminile, dopo la rivolta delle calciatrici per l’esclusione della capitana, candidata a Marano con una lista alleata della Lega. Il ministro degli interni: “Buonisti unici razzisti”. La giocatrice cacciata: “Sono antirazzista”

Sta finendo nel modo pegggiore l’avventura dell’Afro-Napoli United femminile, la squadra anti razzista al centro di un caso, dopo la cacciata della capitana Titty Astarita, candidata con una lista alleata della Lega. In un lungo comunicato, la società annuncia la volontà del non voler più iscrivere la squadra al torneo. Una decisione maturata dopo la rivolta delle giocatrici, che ieri non sono scese in campo ad Agnano, in segno di solidarietà con Astarita. Ma intanto, Matteo Salvini attacca il club.

 

SALVINI: BUONISTI UNICI RAZZISTI – Come prevedibile, Salvini non si lascia scappare l’occasione di sferrare un attacco sulla vicenda, in poche ore salita alla ribalta delle cronache nazionali. “Gli unici razzisti – scrive sui social il ministro degli interni – sono i buonisti di sinistra. Tenete la politica fuori dallo sport!”.

 

IL CLUB: NON SIAMO SQUADRA COME ALTRE – Questa la posizione del club sulla vicenda. “L’Afro-Napoli United non è una squadra come le altre, non ne abbiamo mai fatto mistero. Nasce come progetto di inclusione e integrazione per dare voce a un’Italia multietnica che già esiste e che quotidianamente è oggetto di discriminazioni e razzismo, vedendosi negare diritti, uguaglianza, opportunità. Ci vediamo perciò costretti a comunicare che, in seguito alla scelta della capitana della nostra squadra femminile, Titty Astarita, di candidarsi alle elezioni comunali di Marano con una lista civica alleata a Noi con Salvini, non formalizzeremo l’iscrizione al campionato C1 regionale campano di calcio a 11”.

 

 

“Che compatibilità può esistere fra l’Italia ldell’amministrazione leghista di Lodi che nega la mensa scolastica ai figli degli immigrati più poveri e l’Afro-Napoli? Quale terreno d’incontro e di dialogo, fra chi sta provando ad annientare il modello d’integrazione virtuosa di Riace e i valori che abbiamo messo insieme al pallone a centrocampo dalla nostra prima partita? Quanto è conciliabile il razzismo dei colpi di arma di fuoco contro migranti e rifugiati, legittimato istituzionalmente dall’alto e fattosi senso comune al punto di spingere dei ragazzini baresi a ricoprire di schiuma un loro coetaneo di origini straniere “così diventa bianco”, con il progetto di inclusione che ci vede in campo dal 2009?”.

 

“La scelta di Titty Astarita ci ha lasciato perciò esterrefatti. Ci addolora la sua perseveranza nel rifiutare il passo indietro da noi richiestole, soprattutto perché dopo un anno di partecipazione alle vicende dell’Afro-Napoli, in un ruolo chiave di rappresentanza, le dovrebbe essere stato chiaro che quella candidatura la poneva automaticamente fuori dal perimetro dell’idee-guida che sono alla base del nostro sodalizio”.

 

“Lo sport è da sempre terreno d’inclusione. Un suprematista bianco non sarebbe compatibile con una squadra che si batte per i diritti civili. Lo sport è l’afroamericano Jesse Owens che conquista quattro medaglie d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936, facendo non solo infuriare Adolf Hitler, ma denunciando in numerose interviste la condizione di segregazione che la sua gente viveva negli Stati Uniti del tempo, alla quale lo stesso Owens non faceva eccezione, costretto a entrare dalla porta di servizio negli hotel in cui soggiornavano invece gli altri atleti. Lo sport è il pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos sul podio dei 200 metri alle Olimpiadi a Città del Messico nel 1968, fedeli al motto «Perché dovremmo correre in Messico solo per strisciare a casa?», dell’Olympic Project for Human Rights”.

“L’Afro-Napoli United ha scelto di non strisciare, di non prestare il fianco a chi ha fatto dello straniero il capro espiatorio di un paese che ha ben altri colpevoli da condannare per la sua decadenza. Questo è il nostro progetto: dimostrare sul campo, con quattro promozioni in cinque anni, che il passaporto, il colore della pelle, la cittadinanza, sono solo dettagli marginali. Che l’unica razza di cui ha senso parlare è quella umana. Che l’Italia, storicamente e tuttora paese di emigranti, non può sottrarsi alla sua responsabilità storica di considerare suoi figli e cittadini tutti i suoi abitanti, si chiamino Gennaro, Ambrogio, Mohamed o Igor”.

“Lo diciamo con chiarezza ai soloni immemori della lezione di Karl Popper, a quelli che elevano paradossalmente il razzismo a libertà di parola, a chi derubrica quotidianamente le manifestazioni xenofobe a goliardia: noi saremo sempre intolleranti nei confronti degli intolleranti. Senza un solo passo indietro nei confronti di chi sta provando a scaraventare di nuovo questo paese nell’incubo che credevamo aver consegnato alla storia e all’oblio del tempo nel secolo scorso. #againstracism #maiconsalvini”.

 

 

ASTARITA: SONO ANTIRAZZISTA- Titty Astarita fornisce la sua versione della storia, in alcune dichiarazioni all’Ansa. “Dopo la decisione di mettermi fuori dalla squadra – afferma la calciatrice candidata – sono stata molto male, ho pianto. Io sognavo il calcio sin da bambina e quando scendo in campo mi sento come se avessi 12 anni; sono stata bene nell’Afro Napoli, credo in molti dei valori per cui lavorano ma proprio per questo non avrei mai immaginato che mi discriminassero”.  “Dopo la prima telefonata da un dirigente del club – aggiunge spiega – ho ricontattato il presidente della società per avere un incontro e trovare una soluzione. Mi ero resa disponibile a stare fuori per qualche tempo, lo avevano accettato, poi dopo due ore mi hanno comunicato che dovevo scegliere tra la candidatura e il calcio. In più mi hanno detto che avrebbero convocato le mie compagne per dire loro che chi avesse condiviso le mie scelte sarebbe stata esclusa. So che loro non sono andate alla riunione e hanno dissertato la partita di Coppa Campania di ieri”. Quanto alle sue idee politiche, l’atleta ci tiene a mettere in chiaro come la pensa. “Lo dico pubblicamente – spiega – io sono antirazzista, non appoggio alcuni dei modi di fare di Salvini, alcune scelte, altrimenti sarei stata nella loro lista. Condanno gli atti discriminatori e razzisti ma sono in una coalizione di centrodestra. Partecipo da anni alla vista politica cittadina e sono stata già candidata per dare contributo alla città in passato in liste civiche”.

 

 

BORRIELLO: CANDIDATURA STRUMENTALE – A schierarsi dalla parte dell’Afro Napoli United è l’amministrazione comunale di Napoli, vicina ai centri sociali, ambienti da cui è decollata l’idea di una squadra di calcio anti razzista. “L’Afro Napoli United – dice l’assessore allo sport, Ciro Borriello – ha nel suo Dna alcuni valori che non sono in linea con le politiche della Lega. Pertanto trovo strumentale la candidatura della capitana in una lista civica alleata con Salvini. Dico all’Afro Napoli United: andate avanti perché fate dello sport uno strumento di coesione sociale”.

 

 

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