Nell’occhio del ciclone sono finiti il verbale firmato il 2 novembre scorso dalle organizzazioni sindacali autonomi Usb, Orsa, Cobas e Uap che sanciva il trasferimento nell’azienda comunale Napoli Servizi e la transazione imposta ai lavoratori il 3 novembre durante una riunione all’ufficio del lavoro
Circa 250 lavoratori e lavoratrici ex dipendenti di Napoli Sociale, azienda del comune di Napoli rischiano di perdere il diritto al trattamento di fine rapporto e altre forme salariali arretrate maturate. “Alcuni sindacati, i vecchi e nuovi datori di lavoro ci hanno fregato” – sottolineano i lavoratori. Nell’occhio del ciclone sono finiti il verbale firmato il 2 novembre scorso dalle organizzazioni sindacali autonomi Usb, Orsa, Cobas e Uap che sanciva il trasferimento nell’azienda comunale Napoli Servizi e la transazione imposta ai lavoratori il 3 novembre durante una riunione all’ufficio del lavoro. Entrambi gli accordi si sono rivelati accordi-capestro perché hanno di fatto sancito la rinuncia ai diritti acquisiti (Tfr e salari arretrati). Non tutti i lavoratori e le lavoratrici ex Napoli Sociale hanno accettato passivamente gli accordi. In cinquanta hanno firmato l’atto transattivo ma si sono contestualmente autodenunciati all’ispettorato del lavoro dichiarando “di accettare la rinuncia ai diritti acquisiti solo perché costretti dalla necessità di non perdere il posto”. Dopo l’auto-denuncia hanno impugnato i due accordi, dando mandato alla giuslavorista Giuliana Quattromini di presentare i ricorsi al tribunale del lavoro. “Con la presente impugniamo ex articolo 2113 codice civile i verbali da noi sottoscritti nel novembre 2016 con le società Napoli Sociale e Napoli Servizi “ – evidenziano i lavoratori in una nota firmata indieme all’avvocato Quattromini – Impugniamo detti verbali anche perché per più versi discriminatori, nulli per violazione di norme imperative, in frode alla legge e affetti da motivo illecito unico e determinante, oltre che da annullarsi per vizi della volontà”.
Ciro Crescentini