Scarsa la partecipazione dei lavoratori. E’ emersa tanta sfiducia e apatia.
Una quarantina di operai edili (compresi una ventina di dirigenti, operatori stipendiati e a tempo pieno di Cgil, Cisl e Uil di categoria) hanno partecipato alla manifestazione promossa oggi davanti alla Prefettura di Napoli, in concomitanza con lo sciopero di otto ore proclamato sul tema della sicurezza sui luoghi di lavoro, dopo il gravissimo infortunio mortale avvenuto nel cantiere della Metropolitana Poggioreale – Capodichino dove ha perso la vita Antonio Romano, 63 anni, a pochi mesi alla pensione. Feriti i suoi due colleghi. Uno, Michele Pannone di 54 anni, è stato ricoverato al Cardarelli per un trauma cranico. Le sue condizioni sono gravi, ma non sarebbe in pericolo di vita. L’altro, un 59enne, Salvatore Agliottone, è all’Ospedale del Mare per una forte contusione a una gamba. Un quarto operaio, 20 anni, era in prossimità del punto nel quale si è verificato l’impatto ma, non viaggiando sul carrello, non ha riportato ferite. Il consorzio che ha avuto l’appalto della galleria tra Poggioreale e Capodichino e della camera di ventilazione è Integra, tramite la sua controllata Sinergo
Cantieri presentati, propagandati con enfasi dal Comune di Napoli, concedente dell’opera, come “fiori all’occhiello”, “modelli per la sicurezza”. Quello di ieri è il secondo incidente mortale che si verifica durante i lavori di ampliamento della metropolitana di Napoli. Nel 2014, infatti, precipitò da 20 metri di altezza Salvatore Renna. Era al lavoro nel cantiere per la realizzazione della stazione di Piazza Municipio, quella in prossimità del porto, che ha poi aperto circa tre anni fa.
Lo sciopero e il presidio si sono rivelati un flop. Scarsa la partecipazione dei lavoratori. E’ emersa tanta sfiducia e apatia. I lavoratori, stufi delle solite dichiarazioni degli esponenti istituzionali e sindacali rilasciate puntualmente dopo un infortunio sul lavoro, hanno preferito ignorare l’iniziativa organizzata dai sindacati. Sindacati sempre più consociativi che svolgono ormai funzioni prettamente burocratiche o di consulenza.
Una sagoma tracciata in nero su un lenzuolo, caschi gialli insanguinati ed i nomi delle ultime vittime sul lavoro in Campania. Questi i simboli della protesta esposti durante l’iniziativa organizzata in piazza Plebiscito.
Alla fine del presidio è stata concordata con il Prefetto la convocazione di una riunione per il prossimo mercoledì 29 maggio alla quale sono stati chiamati a partecipare il Comune di Napoli, la Regione Campania e ispettorato del lavoro e Asl. Una riunione che produrrà il solito e inutile protocollo d’intesa.
Sull’infortunio mortale avvenuto nel cantiere del Metro di Capodichino è stato aperto un fascicolo per omicidio colposo e lesioni sul luogo del lavoro dalla pm Giuliana Giuliano, coordinata dalla procuratrice aggiunta Simona Di Monte a capo della VI Sezione per lavoro e colpe professionali. Sequestrato il carrello trasportatore con locomotore, su cui viaggiava Russo con i due compagni di lavoro rimasti entrambi feriti e la mega-escavatrice, la cosiddetta talpa, che da quando è emerso era in fase di smontaggio
I periti tecnici nominati dalla Procura dovranno verificare se c’è stato un problema ai freni del locomotore su cui erano i tre operai o se il locomotore abbia urtato con pezzi della talpa già smontati per poi deragliare. E intanto le domande sorgono spontanee: i freni non hanno funzionato? Come mai non sono scattati i sistemi di sicurezza che avrebbero dovuto fermare subito il locomotore? Domande che meritano risposte rapide.
Intanto, le famiglie dei lavoratori morti sul lavoro continuano a rimanere sole. Le vedove percepiranno pensioni di reversibilità da fame e i figli, quando si ritrovano orfani di entrambi i genitori, rimangono senza un adeguato sostegno al reddito. I sindacati confederali e di categoria non hanno mai assunto iniziative adeguate per sostenere seriamente le famiglie superstiti. Preferiscono solo esibirsi davanti alle telecamere delle Tv nazionali o locali e leggere i loro nomi e le loro dichiarazioni sui giornali continuando a rivendicare risorse dalle istituzioni pubbliche, come l’Inail, per attività formative che devono giustamente essere pagate dagli imprenditori e non dallo Stato. Lo prevedono le leggi vigenti.
I milioni di euro non spesi dall’Inail, invece, dovrebbero essere utilizzati per aumentare fondi, bonus in favore delle famiglie superstiti dei lavoratori morti sul lavoro.
Purtroppo alla guida di alcune associazioni sindacali si sono insediati dei personaggi grigi, mediocri, pupazzi. Bravi venditori di fumo, il “solito fumo prodotto con la manovella”. Personaggi della subcultura dominante. Pupazzi e burattini di gomma lontani anni luce dai problemi reali dei lavoratori e delle lavoratrici funzionali unicamente al sistema di potere.
Red